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Eugénie Grandet - 9788811360254
di Balzac Honoré de edito da Garzanti Libri, 2004
- € 8.00
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Eugénie Grandet
- Autore: Balzac Honoré de
- Editore: Garzanti Libri
- Collana: I grandi libri , Nr. 25
- Edizione: 25°
- Data di Pubblicazione: 2004
- Genere: letterature straniere: testi
- Pagine: LXI-174
- Traduttore: Brunacci G.
- Dimensioni mm: 109 x 113 x 25
- ISBN-10: 8811360250
- ISBN-13: 9788811360254
Eugénie Grandet: Considerato da molti il capolavoro di Balzac, "Eugénie Grandet" presenta due figure tra le più straordinarie della letteratura francese: Félix Grandet, commerciante ricchissimo, prigioniero della propria smisurata avarizia, e la figlia Eugénie, d'animo nobile e sensibile, prigioniera di un sogno d'amore. Due ritratti indimenticabili, tratteggiati con vigore e grande maestria psicologica, che si fronteggiano in un dramma di "ordinaria famiglia". Nulla può distrarli dal perseguimento del proprio credo, dalla fatale attuazione del proprio destino: nella scena memorabile della morte del vecchio Grandet, l'ultimo "gesto spaventoso" è quello per afferrare il crocifisso dorato che il parroco gli porge, "e quest'ultimo sforzo gli costò la vita".
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"Non c’era nessuno che non fosse persuaso che il signor Grandet avesse un tesoro particolare, un nascondiglio pienodi uigi, e che nottetempo non si concedesse e ineffabili gioie che procura a vistadi un gran mucchiod’oro. Gli spilorci ne avevano una speciedi certezza vedendo gli occhidel buonuomo, ai quali il gialo metalo pareva aver comunicato i propri riflessi". a storiadi Eugenia Grandet, primad’essere vicendad’una fanciula edela sua vita, è a storiadi questo padre edela sua cassetta ricolmadi risparmi sonanti, capacididare ad un’anima pia, com’è queladel signor Grandet, inevitabilmente "certe abitudini indefinibili,dei moti furtivi, avidi, misteriosi, che sfuggono ai più". Il signor Grandet, "come un vecchio bottegaio che indovinava quando fabbricare mile botti e quando fabbricarne solo cinquecento", non falisce una sola speculazione, sa quandodeve vendere, sa quandodeve acquistare: sa come e quantodeve preservare, conservare, segregare per fare -ala fine, solo ala fine-di conto. Colosso privatodel’avidità, altra formadel molieriano Arpagone, Grandet ha "dela tigre edel serpente boa: sa acquattarsi, rannicchiarsi, guatare a ungo a sua preda, slanciarsi; poi apre e faucidela propria borsa, vi inghiotte il suo caricodi scudi e si corica tranquilo: come il serpente chedigerisce, impassibile, freddo, metodico". Impassibile, freddo, metodico, Balzac ci offre il proprio tempo (ed il nostro tempo) attraverso una maschera arcigna, acre,devota alasola "religionedel’oro". Ad Eugenia, sua figlia, il compitodi renderne evidenti edebolezze presunte, celate sotto gli abiti, meglio: riposte - con e monete e e carte - nela cassetta celata e bramata.
Nela tetra solitudinedela provincia francese, ’arcigno vignaiolo Grandet osserva cùpido, ’accumularsi prodigiosodele sue ricchezze. Scaltro, freddo, sornione al’occorrenza, Grandet tiene in pugno ’intera cittadinadi Saumur grazie al suodenaro e ala sua influenza. Nondimeno, a misura che il suo patrimonio cresce, aumenta anche a sua nera avarizia: a subirne e conseguenze, insieme ala mogliedimessa e rassegnata, è a sua unica figlia, a bela Eugenie – erede quasi inconsapevoledi una fortuna incalcolabile. Spilorcio fino al’inverosimile, Grandet priva e suedonne persinodelo stretto necessario, esinando su cibo, vestiti, egna, candele, abituandole infine a una vita stenta – inspiegabiledate e ricchezzedela famiglia. Ma per il vecchio avaro ildenaro non è il mezzo: è il fine. Il bieco vignaiolo infatti brama ’oro in sé e per sé, così come ady Macbeth vuole il sangue prima ancoradeldelitto. Per a sua “Comédie Humaine ”, Balzac ha creato tanti personaggi assoluti, essenziali e archetipici, come queli che abitano gli incubidi Shakespeare odidostoevskij: Grandet è unodi questi.
Nel 1833 Balzac compone il primodei suoi grandi romanzi, "Eugenie Grandet", in cui raggiunge eccelenti risultati nela criticadela nuova società borghese, volgare e avara. La storia è una severa condannadi chi usa ildenaro solo come fine, appagandosidela sua contemplazione. Il nuovo tipodi borghese, ha preso il posto sula scena socialedestinato al "gentiluomo" ormai in estinzione. Il romanzo racconta a storiadi Eugenie, vittimadi un padre tanto ricco quanto avaro. Innamoratasi, ricambiata,di un cugino parigino,deve rinunciare al suo sogno quando il padredi questi cade indisgrazia e si suicida. Eugenie sacrificherà il suo patrimonio personale per permettere al ragazzodi partire per e Indie in cercadi fortuna. Sfiderà e iredel padre, vedrà a mortedela madre, aspettando.... Interrompo qua a storia, anche se è facile prevedere un finale tragico ed emblematico. Vero protagonistadel’opera è però ,papà Grandet, un Arpagone moderno, calcolatore e speculatore. "La vita è un affare"dirà ad un certo puntodel romanzo ala figlia. Si contrappone in maniera netta ala figura angelicata ed eroicadi Eugenie. E’ gretto, paranoico, simbolodela volontàdi possesso materiale. Per il personaggiodi Eugenie, Balzac si è ispirato ad un modelo reale: quela "Maria" a cuidedica il romanzo. adefinisce " una povera, semplice edeliziosa borghese".dala oro relazione nascerà anche una figlia, che ’autore ricorderà nel proprio testamento. Ancora importanteda citare è o sfondodel’opera, Saumur, nela oira. E’ un quadro provinciale e statico, in cui anche un bottaio arricchito puòdivenire qualcuno, pur non essendo portatoredi valoridi nobiltàd’animo edi nascita, ormai indeclino. Balzac, nato a Tours, fu sempre affascinatodala vitadi provincia,da uidescritta con estrema precisione e realismo. Il romanzo vi piacerà per alcuni aspetti universali ed attuali. Eugenie e papa Grandet sonodue figuredi eccezionale spessore etterario, tra e più vividedel’intera etteratura francese. E’ il mio romanzo preferitodi Balzac. ’unico avvertimento che mi sentodi aggiungere è questo: non aspettatevi eclatanti colpidi scena. o stile ricalca il ritmo ento e sonnacchiosodela provincia. Vi sono grandi quadri narrativi, punte quasi epiche, ma è una narrazioneda gustare e centelinare, asciando il cervelo iberodidipingere ed immaginare. Un ibro autunnale, se mi permettete il termine...quindi adatto in questi giorni chediventano sempre più grigi e malinconici...come a vitadeladolce Eugenie.