Che cosa fanno gli oggetti? Una ricerca pedagogica sulla materialità in atto in una scuola steineriana - 9788891782939

Che cosa fanno gli oggetti? Una ricerca pedagogica sulla materialità in atto in una scuola steineriana: Per parlare di scuola in modo non retorico o ideologico è necessario assumere un nuovo sguardo capace di cogliere ciò che concretamente e quotidianamente mette in scena il "fare scuola". Accanto ai soggetti che la abitano - professori, alunni, genitori, educatori ecc. - a co-costruire le pratiche scolastiche sono infatti le miriadi di combinazioni e intrecci tra elementi simbolici, concreti e materiali: la disposizione degli spazi, la suddivisione dei tempi, i rituali, i discorsi e i linguaggi, le coreografie dei corpi, i materiali e gli oggetti. Una materialità "vibrante", non più scindibile da una lettura pedagogica dell'evento educativo. Gli oggetti infatti, da sempre considerati elementi inerti di cui l'uomo si serve a proprio piacimento e per i propri fini, sovente tralasciati sullo sfondo e poco considerati dai teorici e dai pratici di formazione, rivelano la propria capacità di produrre differenze, di fare e di "farci fare", a prescindere dalla consapevolezza di coloro che li progettano o li utilizzano. Ancorandosi ad essi è possibile ricostruire le reti semiotiche e materiali che creano e di cui sono parte. In tale direzione si è mossa l'esperienza di ricerca che, rifacendosi ad un approccio sociomateriale, non human-centred, a un insieme di sensibilità teorico-metodologiche sviluppatesi soprattutto internazionalmente negli educational studies e, tra queste, in particolare all'actor network-theory, ha messo in luce come in una scuola steineriana del Nord Italia elementi umani e non-umani si connettano tra loro dando vita quotidianamente a specifiche procedure, prass
To speak of school in a non-rhetoric or ideological way it is necessary to take a new look capable of grasping what concretely and daily stages "doing school". Alongside the people who live there - professors, pupils, parents, educators, etc. - to co-build school practices are in fact the whims of combinations and weaves between symbolic, concrete and material elements: the arrangement of spaces, the division of the rituals, speeches and languages, choreography of bodies, materials and objects. A "vibrant" materiality, no longer disclosed by a pedagogical reading of the educational event. In fact, objects, always considered inert elements that man uses to his liking and for his own purposes, often left out in the background and little considered by the ordeal of training, reveal their ability to produce differences, to do and "make us do", regardless of the awareness of those who design or use them. Anchoring them, it is possible to reconstruct the semiotic and material networks that they create and are part of. In this direction, research experience has moved in this direction, referring to a sociomaterial, non-human-centred approach to a set of theoretical-methodological sensibilities that have developed mainly internationally in educational studies and, among them, in in particular to the network-theory actor, he has highlighted how in a steinian school in northern Italy human and non-human elements connect with each other giving life daily to specific procedures, prass