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Violenza di prossimità. La vittima, il carnefice, lo spettatore e il «grande occhio» - 9788820458737

di Ignazia Bartholini edito da Franco Angeli, 2014

Informazioni bibliografiche del Libro

 

Violenza di prossimità. La vittima, il carnefice, lo spettatore e il «grande occhio»: Riflettere oggi sul fenomeno della violenza di prossimità non può che porre in evidenza una categoria delle relazioni e dell'agire che, pur facendo parte della nostra esperienza quotidiana, non è percepita nella sua valenza sostantiva oltre che procedurale. Là dove la violenza irrompe e attecchisce, il conflitto è assente e una stringente oppressione relazionale si è insinuata fra i partner di una relazione, difficilmente sarà possibile trarsi fuori da questo soffocante reticolo di riconoscimento, di disprezzo reciproco e dai rimandi incrociati che ne conseguono. Verrà quindi ritualizzata la pratica della violenza. La violenza, infatti, se da un lato forma lo scheletro stesso di talune relazione intime o di prossimità, dall'altro definisce poco alla volta i confini di quelle identità incerte che trovano, nel ruolo del carnefice e in quello della vittima, le stessa possibilità di manifestarsi spingendosi al di là delle nebbie opache della propria obsolescenza, attraverso l'occhio dello spettatore che è spesso il testimone di pietra di ciò che all'interno della relazione si consuma. La violenza diviene quindi "l'orrore" di una drammaturgia in cui la vittima, il carnefice, gli "spettatori della prima fila e della galleria" e il "grande occhio" dei media fanno sì che lo spettacolo di una "morte annunciata" si replichi ancora una volta, aspettando che sia "l'ultima volta".
Reflect on the phenomenon of violence can only proximity to highlight a category and Relations Act which, although part of our everyday experience, is not perceived in its substantive as well as procedural significance. Wherever violence erupts and it catches on, the conflict is absent and a stringent relational bullying has crept between the partners of a partnership, you can hardly be drawn beyond this stuffy, recognition pattern of mutual contempt and cross references that follow. Will then the practice of ritualized violence. The violence, in fact, while the same skeleton form of certain intimate relationship or proximity, on the other hand little by little defines the boundaries of those uncertain identity who find, in the role of executioner and victim, the same opportunity to manifest itself going beyond the opaque mists of his own obsolescence, through the eye of the viewer that is often witness to what stone within the relationship. Violence then becomes "the horror" of a drama in which the victim, the perpetrator, the spectators in the front row and Gallery "and the" great eye "media make the show a" death foretold "replicate again, waiting for" the last time ".

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