La musica secondo Kubrick - 9788833531519

La musica secondo Kubrick: Estranea a tentazioni descrittive, mai futilmente cosmetica o gregaria, la musica nel cinema di Kubrick si pone come vigorosa forza motrice densa di risonanze e sottotesti, che offre allo spettatore percorsi di senso originali e un'accesa capacità evocativa: non è azzardato sostenere che l'agglomerato musicale allestito dal regista per 2001: Odissea nella spazio ridefinisce, con un perentorio voltar pagina, lo statuto e le intenzioni stesse della coalizione tra immagini e dispositivo musicale nel film. Soluzioni e accostamenti audio/visivi sin lì inediti, controcorrente, e persino sconvenienti - stando almeno al galateo applicativo allora in voga -, fanno d'un sol colpo breccia e dilagano dallo schermo alleandosi a immagini non meno destabilizzanti: l'esperienza sonora spettatoriale ne esce radicalmente rivoluzionata nelle sue norme e forme. Riconsiderato retrospettivamente, il rifiuto di ogni prassi applicativa tradizionale fa di 2001 la più puntuale trasposizione degli umori sovversivi del '68 in territorio cine-musicale, e ratifica la parità - quando non il primato - del suono nella gerarchia tanto espressiva che puramente sensoriale del film. Di lì in avanti Kubrick non perderà occasione di ritoccare e perfezionare il suo canone, e ciascuno dei cinque capolavori successivi sarà tappa ulteriore di una sperimentazione incessante, anche quando attuata con gesti forse meno trasgressivi ma sempre guidati da un pensiero musicale istintivo e al tempo stesso rigorosamente organizzato.
Extraneous to descriptive temptations, never futilecosmetic or gregarious, Kubrick's music in the cinema stands as a vigorous driving force full of resonances and subtexts, which offers the viewer original paths of meaning and a strong evocative capacity: it is not risky to argue that the musical agglomeration set up by the director for 2001: A Space Odyssey redefines, with a peremptory turn of the page, the statute and the very intentions of the coalition between images and musical device in the film. Solutions and audio/visual combinations so far unpublished, countercurrent, and even inconvenient - according to at least the application etiquette then in vogue - make a single blow breach and spread from the screen allied to images no less destabilizing: the spectator sound experience is radically revolutionized in its norms and forms. Retrospectively reconsidered, the rejection of any traditional application practice makes 2001 the most timely transposition of the subversive moods of '68 into cine-musical territory, and ratifies the parity - if not the primate - of sound in the hierarchy as expressive as purely sensory of the film. From there on Kubrick will not miss an opportunity to retouch and perfect his canon, and each of the next five masterpieces will be a further stage of an incessant experimentation, even when implemented with gestures perhaps less transgressive but always guided by an instinctive and at the same time strictly organized musical thought.