Sonetti - 9788811364641

Sonetti: Composti per la maggior parte fra il 1830 e il 1847, con toni che variano dal comico al tragico al grottesco, iSonetti di Belli sono un monumentale affresco della Roma papalina, anacronistico stato teocratico con al vertice il pontefice e la sua corte di prelati cinici e corrotti. Al tempo stesso rappresentano uno scavo impietoso nell'anima della plebe, vittima dei soprusi dei potenti, rassegnata o ribelle, onesta o ladra, che per dimenticare si rifugia in una religione di «smorfie» o si stordisce nei piaceri elementari del cibo, del vino, del sesso. La discesa del poeta nel cuore del popolo, considerato l'unico depositario della verità «nuda» e «sfacciata» in una società dominata dall'ipocrisia, passa attraverso l'adozione del dialetto, lingua sguaiata e roca che dà voce alla città già caput mundi, sacra e profana, sublime e stracciona. Ma la commedia romana di Belli non ha nulla in comune con il quadretto di genere di tanta letteratura dialettale: con la sua carica eversiva e il sentimento di tetra fatalità che la pervade, si dilata oltre i confini dell'urbe per divenire specchio di tutta l'umanità.
Composed for the most part between 1830 and 1847, with tones ranging from comic to tragic to grotesque, Belli's Sonnets are a monumental fresco of papal Rome, an anachronistic theocratic state with the pontiff and his court of cynical and corrupt prelates at the top. At the same time, they represent a merciless digging into the soul of the plebs, victims of the abuses of the powerful, resigned or rebellious, honest or thieving, who in order to forget take refuge in a religion of "grimaces" or become stunned in the elementary pleasures of food, wine, sex. The poet's descent into the hearts of the people, considered the sole repository of the "naked" and "brazen" truth in a society dominated by hypocrisy, passes through the adoption of dialect, a coarse and hoarse language that gives voice to the city already caput mundi, sacred and profane, sublime and ragged. But Belli's Roman comedy has nothing in common with the genre framework of so much dialect literature: with its subversive charge and the feeling of gloomy fatality that pervades it, it expands beyond the boundaries of the city to become a mirror of all humanity.