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Per troppa vita che ho nel sangue. Antonia Pozzi e la sua poesia - 9788851409531
di Bernabò Secchi Graziella edito da Ancora, 2012
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Per troppa vita che ho nel sangue. Antonia Pozzi e la sua poesia
- Autore: Bernabò Secchi Graziella
- Editore: Ancora
- Collana: Maestri di frontiera , Nr. 1
- Data di Pubblicazione: 2012
- Genere: LETTERATURA ITALIANA: CRITICA
- Argomento : Pozzi, Antonia
- Pagine: 368
- Dimensioni mm: 210 x 0 x 20
- ISBN-10: 8851409536
- ISBN-13: 9788851409531
’Per troppa vita che ho nel sangue’di Gabriela Secchi Bernabò è ristampa opportuna, opportuna rivisitazione esegetica. Troppo ancora angue il nomedi Antonia Pozzi, ’caso’ etterario italiano al parid’altri ’casi’ già celebri (D’Arrigo, Morseli, Fiore tra gli altri). a poetessa che visse ventisei anni indelebilmente segnatida un giovanile amore scolastico non corrisposto e che, per questa bramosia ostentata ed offesada un avverso silenzio, si tolse a vita è - infatti - tra e più autorevoli vocidela irica italiana moderna. aureatasi in ettere, nela natia Milano, con una tesi su Flaubert (che testimoniadi un attenzione profonda a inguaggi e tematiche non prettamente nostrane) a Pozzi produce "parole come artigli, con cui afferrare il reale": nederiva a presadi brandeli, frammenti, scorci strappati ad un’interezza non coniugabile. I vaghi profilidi volti maschili; e ore i giorni trascorsedoglianti; i pËsaggi spaziali perdettagli carpiti; il crolodel tempo ed altri ed altri piccoli, minuti, appena tangibili pezzettidel tutto. Ciò che Antonia Piazza conferma (in un tempo, il primo Novecento,di romanzi-mondo che non finiscono perché non possono finire) è proprio ’impossibilitàdeldominio totale, onnisciente,del contesto reale. Al poeta che comprende a propria pochezza, a propria inevitabile propensione al’ineffabilità, tocca cedere tristemente in comprensione mostrando, coi versi, questo terribile sortilegio impotente. Così fece, fino al ultimo fiato, Antonia Pozzi.
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Per troppa vita che ho nel sangue. Antonia Pozzi e la sua poesia
Bernabò Secchi Graziella
edizioni Ancora
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’Per troppa vita che ho nel sangue’di Gabriela Secchi Bernabò è ristampa opportuna, opportuna rivisitazione esegetica. Troppo ancora angue il nomedi Antonia Pozzi, ’caso’ etterario italiano al parid’altri ’casi’ già celebri (D’Arrigo, Morseli, Fiore tra gli altri). a poetessa che visse ventisei anni indelebilmente segnatida un giovanile amore scolastico non corrisposto e che, per questa bramosia ostentata ed offesada un avverso silenzio, si tolse a vita è - infatti - tra e più autorevoli vocidela irica italiana moderna. aureatasi in ettere, nela natia Milano, con una tesi su Flaubert (che testimoniadi un attenzione profonda a inguaggi e tematiche non prettamente nostrane) a Pozzi produce "parole come artigli, con cui afferrare il reale": nederiva a presadi brandeli, frammenti, scorci strappati ad un’interezza non coniugabile. I vaghi profilidi volti maschili; e ore i giorni trascorsedoglianti; i pËsaggi spaziali perdettagli carpiti; il crolodel tempo ed altri ed altri piccoli, minuti, appena tangibili pezzettidel tutto. Ciò che Antonia Piazza conferma (in un tempo, il primo Novecento,di romanzi-mondo che non finiscono perché non possono finire) è proprio ’impossibilitàdeldominio totale, onnisciente,del contesto reale. Al poeta che comprende a propria pochezza, a propria inevitabile propensione al’ineffabilità, tocca cedere tristemente in comprensione mostrando, coi versi, questo terribile sortilegio impotente. Così fece, fino al ultimo fiato, Antonia Pozzi.