La gloria - 9788854514348

La gloria: «Sognavo un romanzo ambizioso e bellissimo e l'ho scritto pensando ai giovani e a tutti coloro che non credono in Dio, ma sentono l'angoscia di non crederci». Così Giuseppe Berto accompagnò la pubblicazione, nel settembre 1978, di questo libro ritenuto oggi, a distanza di quasi quarant'anni dalla sua uscita, una delle grandi opere del nostro Novecento. I temi che attraversano l'intero corpus della produzione dello scrittore veneto - la commistione di bene e male, la colpa insita nel fatto stesso di esistere, la necessità di «misurarsi ogni giorno con l'eternità, o con l'assenza di eternità» - si ritrovano tutti in queste pagine e ne fanno una delle più alte espressioni della poetica e dello stile dell'autore del "Male oscuro". Il romanzo si presenta nella forma di un monologo di Giuda Iscariota, un Giuda onnisciente che ha già varcato la soglia della vita e conosce l'intero corso della storia successivo al tempo della predicazione di Cristo, poiché cita pensatori e uomini del mondo moderno. È il racconto di un animo inquieto che narra la sua «umana» vicenda di giovane rivoluzionario, «legato agli zeloti per cospirazione e fuggito dalla città santa per scampare alla croce». Un giovane che, dopo aver vagato per le terre d'Israele ansioso di capire «se ci fosse davvero un eterno o non piuttosto un infinito vuoto», si imbatte in Cristo, «il più bello tra i figli degli uomini», con addosso quella maestà della quale è sempre «incerto se sia cosa terrena o divina». Un giorno, Cristo lo guarderà, «inquisitivo e vincolante», e gli dirà: «Non immagini quale croce sarai chiamato a por
"I dreamed of an ambitious and beautiful novel and wrote it with young people and all those who do not believe in God, but feel the anguish of not believing it." So Giuseppe Berto accompanied the publication, in September 1978, of this book considered today, almost forty years after its release, one of the great works of our twentieth century. The themes that run through the entire corpus of the Venetian writer's production - the mixture of good and evil, the guilt of existing, the need to "measure every day with eternity, or the absence of eternity" - are all found in these pages and make it one of the highest expressions of the poetics and style of the author of the "Dark Evil". The novel comes in the form of a monologue by Judas Iscariot, an omniscient Judas who has already crossed the threshold of life and knows the entire course of history after the time of Christ's preaching, as it quotes thinkers and men of the modern world. It is the story of a restless soul that tells the story of a young revolutionary, "linked to the zealots for conspiracy and fled the holy city to escape the cross". A young man who, after wandering the lands of Israel anxious to understand "whether there really was an eternal or not rather an infinite emptiness", comes across Christ, "the most beautiful of the children of men", with that majesty of which is always "uncertain whether it is earthly thing" god." One day, Christ will look at him, "inquisitive and binding", and say to him: "Do not imagine which cross you will be called to