Una meta dopo l'altra. Della vita e del rugby - 9788860410122

Una meta dopo l'altra. Della vita e del rugby: "Vissi al cinque per cento, non aumentate la dose". Lo scrisse Eugenio Montale, che in comune con Marco Bollesan ha soltanto la genovesità. Perché Bollesan non è stato un poeta, o forse lo è stato a modo suo, ma è stato, ed è, un guerriero, in campo e fuori dal campo, e ha iniziato a combattere dal primo battito della sua vita, e non ha voglia di smettere neanche adesso. Marco Bollesan ha vissuto al cento per cento, in ogni istante, dagli inizi nel Cus Genova ai tanti anni in Nazionale. Dall'esordio nella Malapasqua di Grenoble, con la benedizione di Le Mongol, agli scudetti con Partenope e Brescia. Dal Mondiale come allenatore al Sei Nazioni come team manager. Ha vissuto così perché non aveva scelta, perché nel mondo che conosceva lui si imparava a essere feroci oppure non si viveva. E per questo può dire che il rugby era relax, le battaglie erano quelle di tutti i giorni. E le racconta tutte, quelle battaglie, in campo e fuori, senza pudori e senza invenzioni, perché quello con la palla ovale è uno sport che obbliga alla verità: non puoi fingere di essere quello che non sei. Giocare a rugby, dice la leggenda del rugby italiano, è come farsi una radiografia: si capisce subito che tipo sei. E che tipo fosse Marco Bollesan lo sanno i suoi compagni, che per lui e insieme a lui avrebbero fatto qualunque cosa. Lo sanno i suoi avversari, che hanno ingaggiato battaglie senza esclusione di colpi, ma hanno sempre riconosciuto la sua grandezza...
"I lived at five percent, do not increase the dose. Wrote Eugenio Montale, who in common with Marco Bollesan has only the Genoese spirit. Because Bollesan was not a poet, or maybe it was in his own way, but it was, and is, a warrior on the field and off the field, and began to fight from the first beating of his life, and did not want to stop even now. Marco Bollesan lived one hundred percent at all times, beginning in Cus Genova to many years in the national team. After his debut in Grenoble, with the blessing of Malapasqua The Mongol, the badges with Partenope and Brescia. From the world as a coach at Six Nations as team manager. He lived like that because he had no choice, why in the world he knew he learned to be vicious or lived. So it can say that rugby was relaxing, the battles were those of everyday. And tells all, those battles, on and off the pitch, shameless and no inventions, because what with the oval ball is a sport that compels the truth: you can't pretend to be what they're not. Play rugby Italian rugby legend says, is like taking an x-ray: it soon becomes clear what kind you are. And what she was like Marco Bollesan knows his companions, which for him and with him they would have done anything. They know his opponents, who hired battles with no holds barred, but they have always recognized his greatness ...