Perché parlavo da solo - 9788817142151

Perché parlavo da solo: Viaggia veloce il fiume del tempo, molto più di quanto scorreva in passato. E scava sempre più profondo il canyon che attraversa. I miei figli sono dall'altra parte e potrebbero partire prima che possa raggiungerli. Gli vorrei consegnare quello che ho conservato. Non c'è molto tempo e, senza il mio bagaglio, ho paura che il loro viaggio possa essere più faticoso di quello che intrapresi io. Ho 58 anni adesso che scrivo e, il mio viaggio, l'ho iniziato che ero ragazzo. A quei tempi anche mio padre mi consegnò il suo bagaglio, ma gli bastò allungare un braccio per passarmelo. Da sempre Paolo Bonolis parla da solo. Lo fa per ritornare sui suoi pensieri, elaborarli, triturarli, rivoltarli come calzini. E per capirci di più: sul mondo, sulla felicità, sulla televisione, sullo stupore, sull'amore e la famiglia, sulla tecnologia che non rispetta i ritmi della biologia, sullo sport che è passione, su Roma ('sti cazzi), sull'uomo che è l'animale con la spocchia. Negli anni, da queste riflessioni ad alta voce sono nate delle pagine di appunti scritti che ora aprono i diciotto capitoli di "Perché parlavo da solo", il primo libro di Paolo Bonolis, un tesoro intimo, meditato e prezioso da consegnare ai suoi figli e a tutti coloro che nel tempo l'hanno apprezzato o anche criticato. In un flusso appassionato e coinvolgente, ricco di ricordi di personaggi ed episodi, Bonolis sorprende i lettori con le sue domande ora poetiche ora al vetriolo, sempre profonde: leggerezza e accettazione sono antibiotici per l'esistenza? La Natura Umana è senza scopo, lo Spazio la limita e il Tempo la corrode
Travel fast the river of time, much more than it used to flow. And it digs deeper and deeper into the canyon it crosses. My kids are on the other side and could leave before I can reach them. I'd like to give him what I've kept. There is not much time and, without my baggage, I am afraid that their journey may be more strenuous than what I undertook. I'm 58 now writing and, on my journey, I started being a boy. At the time, my father handed me his luggage, but it was enough for him to extend an arm to pass me by. Paolo Bonolis has always spoken for himself. He does it to return to his thoughts, to process them, to shred them, to turn them around like socks. And to understand us more: on the world, on happiness, on television, on amazement, on love and family, on technology that does not respect the rhythms of biology, on sport that is passion, on Rome ('sti zzi), on the man who is the animal with the flattery. Over the years, from these reflections aloud have soured pages of written notes that now open the eighteen chapters of "Why I Spoke Alone", the first book by Paolo Bonolis, an intimate, thoughtful and precious treasure to be delivered to his children and to all those in you mpo have appreciated it or even criticized it. In a passionate and engaging flow, full of memories of characters and episodes, Bonolis surprises readers with his now poetic questions now to vitriol, always deep: lightness and acceptance are antibiotics for existence? Human Nature is aimless, Space limits it and Time corrodes it