Gymnopedie - 9788869742071

Gymnopedie: "Il lettore di questo libro d'esordio di Michele Bordoni sappia innanzitutto che si trova di fronte a un poeta autentico, lievemente e fervorosamente inattuale, già sicuro nel timbro, abile a recuperare gli echi di una tradizione altissima, e irradiarla con spirito ardimentoso in un orizzonte mentale (e vocale) che non ha nessun timore di chiedere alla parola, e al verso che la porta, una qualità che in tempi di presupponente dismissione stilistica appare sempre più negletta: l'eleganza. Ne esce una poesia di resistenza. Di resistenza al dolore, innanzitutto (di cui le poesie dicono ciò che c'è da dire con un andamento dolcemente discorsivo atto a dar conto di una continua rimisurazione di sé nel rovello del pensiero teso fra rimembranza e ricalibratura della realtà), e, in filigrana, di resistenza nei confronti di un linguaggio poetico accomodante, quello dei più. Le Gymnopedie scaturiscono proprio qui, nel punctum dolens di una coscienza nutrita di letture ("Mi cerco fra le pagine degli altri / quasi fosse un'amara vocazione / la tentazione di non appartenersi.") che si arroga il compito, difficile per quanto storicamente necessario, di una resistenza elegante "che sia preghiera e perimetro di voce, / la fioritura nell'apnea del canto". Che è come dire che le poesie di Bordoni nascono nel luogo ambiguamente armonico di riflessione di un io lirico che si muove sì nella concretezza del mondo - la geografia di questo poeta nuovo sta fra un Veneto quasi suo, Venezia e Padova in primis, e le Marche native - ma che non ha nessuna paura di mettersi in ascolto, rilkianamente, luz
"The reader of this debut book by Michele Bordoni knows first that he is in front of an authentic poet, slightly and fervorously inactual, already safe in the stamp, able to recover the echoes of a high tradition, and radiate it with spirit Daring in a mental (and vocal) horizon that has no fear of asking the word, and the verse that the door, a quality that in times of presupposed stylistic divestiture appears increasingly neglected: elegance. A poem of resistance comes out. Of resistance to pain, first (of which the poems say what there is to say with a softly discursive trend to give account of a continuous remeasurement of oneself in the rovello of thought stretched between remembrance and recalibration of Reality), and, in filigree, of Resistance towards an accommodating poetic language, that of the most. The gymnopedies come right here, in the punctum phlegmasia of a consciousness nourished by readings ("I seek between the pages of others/almost it was a bitter vocation/the temptation not to belong.") that is the task, difficult however historically necessary, of an elegant resistance "that both prayer and voice perimeter,/flowering in the apnoea of singing". That is like saying that the poems of Bordoni are born in the ambiguous harmonious place of reflection of a lyrical self that moves yes in the concreteness of the world-the geography of this new poet is between a Veneto almost his, Venice and Padua in Primis, and the native Brands-but that no N has no fear of listening, Rilkianamente, Luz