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Il mare mi ha deposto dalla croce. Mediterraneo - 9788893463409

di Giovanni Bracco edito da La Vita Felice, 2019

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Informazioni bibliografiche del Libro

 

Il mare mi ha deposto dalla croce. Mediterraneo: "Ho proposto ad alcuni immigrati che sono ospiti a Milano di esprimere pensieri, desideri. Mi premeva conoscere il loro punto di vista. Così è nata la sezione Lettere che introduce questo libro, con testimonianze pubblicate nelle traduzioni dal francese, dall'arabo, dall'inglese. È la migliore, la più toccante prefazione che io potessi desiderare per un libro che raccoglie una sfida: filtrare attraverso lo sguardo della poesia lirica aspetti della maggiore tragedia del nostro tempo: civile, economica, politica. Queste poesie sono dedicate anche a loro: Mame, senegalese; Imane e Mohamed, dal Marocco; Zeren, tibetana. Migranti, che apre la raccolta, immagina di dare voce ad alcuni sventurati protagonisti di questa tragedia. Il Mediterraneo è diventato l'incolpevole carnefice e un immenso cimitero per migliaia di persone che aspiravano a una vita migliore o, semplicemente, a una vita. [...] Urne è l'esito, in poesia, di una campagna epigrafica condotta, sul finire degli anni Settanta, da mio padre. Ho provato a coniugare i contenuti letterari e iconografici di alcune urne cinerarie superstiti, avvalendomi dei suoi studi, per fare riaffiorare qualche voce: erano, i più, liberti, schiavi affrancati, ai quali era affidata la gestione, insieme ai servi, delle ville e delle relative aziende agricole. Lavoravano per conto dei proprietari che erano, in qualche caso, gli stessi imperatori. Molti erano stati tratti dai mercati oltremare degli schiavi. Nel Mediterraneo fioriva il traffico di esseri umani. Sono passati solo venti secoli..." (dalla nota dell'autore)
"I have proposed to some immigrants who are guests in Milan to express thoughts, desires. I was pressed to know their point of view. This is how the letters section that introduces this book was born, with testimonies published in the translations from the French, from Arabic, from English. It is the best, most touching foreword that I could wish for a book that gathers a challenge: to filter through the gaze of lyric poetry aspects of the greatest tragedy of our time: civil, economic, political. These poems are also dedicated to them: Mame, Senegalese; Imane and Mohamed, from Morocco; Zeren, Tibetan. Migrants, who opens the collection, imagine giving voice to some unfortunate protagonists of this tragedy. The Mediterranean has become the innocent executioner and an immense cemetery for thousands of people who aspire to a better life or, simply, a life. [...] Urns is the result, in poetry, of an epigraphic campaign conducted, in the late seventies, by my father. I tried to combine the literary and iconographic contents of some surviving cinerary urns, availing myself of his studies, to resurface some voice: they were, the most, Liberti, franked slaves, to whom the management was entrusted, together with the servants, of the villas and of its farms. They were working on behalf of the owners who were, in some cases, the emperors themselves. Many had been taken from overseas slave markets. In the Mediterranean, the trafficking of human beings flourished. It's only been twenty centuries... (from the author's note)

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