Quando avevo cinque anni, mi sono ucciso - 9788879846622

Quando avevo cinque anni, mi sono ucciso: Burt è un bambino come tanti, frequenta la terza elementare e il suo mondo è fatto di personaggi dei cartoni animati, di Zorro e Superman, di genitori premurosi e un po' distratti, di sogni e di avventure immaginarie. Non è altro che il quotidiano dei bambini della sua età, ma che ora rivive in una serie di flash-back, perché Burt è stato ricoverato in un istituto psichiatrico. Burt in apparenza è un bambino come tanti, eppure è diverso da tutti, osserva gli adulti con lucidità e vede che non c'è proprio niente di quello che dicono e fanno che abbia senso: nel mondo dei grandi tutto è prevaricazione, ipocrisia, arbitrio. Tutto è una bugia. La sola salvezza è una segreta ribellione, e l'amicizia speciale con Jessica, una compagna di scuola altrettanto ribelle e stranamente coraggiosa. Sarà proprio l'intensità di questa amicizia a mettere definitivamente Burt di fronte alla spietatezza degli adulti. La piccola guerra privata di un bambino e una bambina contro l'ipocrisia dei grandi si trasforma nel racconto di Buten in un'appassionata, secca difesa di chi è troppo diverso e vulnerabile per rientrare negli schemi. Solo l'ironia e la poesia riscattano Burt da un'esperienza in cui tutto appare crudele e privo di senso, la stessa ironia e poesia con cui l'autore ci porge un messaggio che, dietro a uno stile apparentemente ingenuo, si rivela provocatorio e radicale. Come in "Qualcuno volò sul nido del cuculo", il piccolo Burt, quasi un McMurphy in erba, è irriducibile nello sfidare le regole del sistema. Nel suo caso il sistema è non solo l'istituzione psichiatrica, ma il mondo de
Burt is a child like many, he attends the third grade and his world is made up of cartoon characters, Zorro and Superman, caring and somewhat distracted parents, dreams and imaginary adventures. It is nothing more than the daily of children of his age, but that now relives in a series of flash-backs, because Burt was hospitalized in a psychiatric institution. Burt is apparently a child like so many, yet he is different from all, he observes adults with lucidity and sees that there is just nothing they say and do that makes sense: in the world of the great everything is prevarication, hypocrisy, agency. Everything is a lie. The only salvation is a secret rebellion, and the special friendship with Jessica, an equally rebellious and strangely brave schoolmate. It is precisely the intensity of this friendship that will definitively put Burt in front of the ruthlessness of adults. The small private war of a child and a little girl against the hypocrisy of the greats turns into Buten's tale in a passionate, dry defense of those who are too different and vulnerable to fit into the box. Only irony and poetry redeem Burt from an experience in which everything seems cruel and meaningless, the same irony and poetry with which the author gives us a message that, behind a seemingly naive style, proves provocative and radical. As in "Someone Flew Over the Cuckoo's Nest," little Burt, almost a budding McMurphy, is irreducible in defying the rules of the system. In his case the system is not only the psychiatric institution, but the world of