Terre marginali. Agricoltura come nuovo umanesimo - 9788822902894

Terre marginali. Agricoltura come nuovo umanesimo: È possibile elaborare per il Terzo Mondo un modello di sviluppo agricolo che sia fruttuosamente applicabile anche al Primo Mondo? Forse sì. E potremmo magari scoprire, in questo "modello comune", un'alternativa all'agricoltura intensiva guidata da criteri gestionali di tipo produttivistico. Il libro intende raccontare le economie del settore agroindustriale non dal punto di vista dei grandi centri di potere, bensì dalla specola delle "terre marginali". Questo sguardo nuovo nasce sul campo, dalle esperienze vissute dall'autore nelle periferie del mondo, tra colpi di Stato e attentati, in contesti culturalmente e religiosamente estremi. E nasce in particolare dalla costruzione di un progetto imprenditoriale - ben presto divenuto un esempio di sviluppo sociale - in una delle aree dell'Africa subsahariana in cui nascono le migrazioni. L'occhio di Caponetti è quello, umile e colto, di chi nella terra è nato e nella terra cerca un punto di partenza per lo sviluppo socioeconomico, sia locale che globale, ma lo sguardo che lo anima non arretra di fronte ai problemi materiali: dalla denuncia dei finanziamenti pubblici "a pioggia", ovvero di tipo assistenziale, al problema del copyright sulle sementi, dalla miopia della cultura occidentale, che produce "asset" che invecchiano inutilizzati, al feticcio del "green business", criticato anche da Gilles Clément in "L'Alternativa ambiente". Alla chiara denuncia delle colture industriali intensive, figlie della modernità occidentale, si affiancano però abbozzi di modelli alternativi, che possono costituire nuove opportunità di crescita. E l
Is it possible to elaborate for the third world a model of agricultural development that is also fruitfully applicable to the first world? Maybe I did. And we could perhaps discover, in this "common model", an alternative to intensive agriculture driven by managerial criteria of a productivistic type. The book intends to tell the economies of the agro-industrial sector not from the point of view of the great centers of power, but from the observatory of the "marginal lands". This new look is born on the field, from the experiences lived by the author in the outskirts of the world, between blows of state and attacks, in culturally and religiously extreme contexts. However, the clear denunciation of intensive industrial crops, daughters of Western modernity, is flanked by sketches of alternative models, which can create new opportunities for growth. And the author arrives to propose, as a possible vector of change, a humanistic vision based on the reversal of the route so far followed, and thus on the concretization, for the populations migrating from difficult contexts, of the possibility of contributing to the Their development in the territories of origin.