Essere e gadget. La macchina del sentire - 9788855190756

Essere e gadget. La macchina del sentire: Sentire è "disporre delle facoltà dei sensi". È qui che comincia l'estetica: prima di contrassegnare, nella modernità, l'oggetto di una specifica disciplina filosofica, estetico è l'aggettivo che descrive uno stato di sensibilità primaria del vivente, una potenza del corpo in attesa del contatto con l'esterno. Ma oggi "chi" sente? Il sentire contemporaneo è innervato, embricato, articolato dalla comunicazione. Il nostro privato - la nostra soggettività - non è mai interamente nostro. L'interiorità è lavorata dalle agencies mediali, ostaggio del marketing, oggetto di contesa nell'economia delle esperienze. Questo libro elabora un'ipotesi: il sentire non appartiene più a un soggetto ma è prodotto da una macchina. Si può estendere al sociale la nozione moderna di macchina, che appare già nell'opera di Marx, alla metà dell'Ottocento? Di conseguenza, che cosa può essere o diventare un soggetto-del-sentire, dunque un soggetto propriamente estetico, se usciamo dalle coordinate del senso comune: interiorità, immediatezza, spontaneità, scelta? E come funziona oggi questa macchina che fa-sentire, e che è insieme estetica ed economica? Com'è un desiderio embricato, coinvolto inestricabilmente nei dispositivi che pre-dispongono del sentire, oggi? E come chiamare il prodotto esemplare della macchina?
To hear is to "dispose of the faculties of the senses." This is where aesthetics begin: before marking, in modernity, the object of a specific philosophical, aesthetic discipline is the adjective that describes a state of primary sensitivity of the living, a power of the body waiting for contact with the outside. But today "who" hears? Contemporary feeling is innervated, embmrite, articulated by communication. Our private - our subjectivity - is never entirely ours. The interiority is worked by the media agencies, hostage to marketing, the object of contention in the economy of experiences. This book elaborates a hypothesis: the feeling no longer belongs to a subject but is produced by a machine. Can the modern notion of machine, which already appears in Marx's work, be extended to the social in the mid-nineteenth century? Consequently, what can be or become a subject-of-feeling, therefore a proper aesthetic subject, if we come out of the coordinates of common sense: interiority, immediacy, spontaneity, choice? And how does this feeling machine work today, and that is both aesthetic and economical? What is it like to have an embalm of desire, inextricably involved in the devices that pre-have the feeling, today? And how to call the exemplary product of the machine?