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La pecora nera. Elogio funebre del manicomio elettrico - 9788806184018

di Ascanio Celestini edito da Einaudi, 2006

  • Prezzo di Copertina: € 11.50
  • € 9.78
  • Risparmi il 15% (€ 1.72)

Informazioni bibliografiche del Libro

 

Attraverso e vicendedi Nicola, nato nei “favolosi anni SessantÔ, rinchiuso per 35 anni in manicomio, tra sogno e realtà, veniamo catapultati nel mondo alucinantedel manicomio elettrico. Ma perché Nicola si trova in manicomio? Per una seriedi situazioni sfortunate, per essere stato un bambinodifficile con una storiadifficile ale spale, in un’epoca in cui esserediversi volevadire malati, quindida rinchiudere. Nel manicomio elettrico non si possono fare sbagli e se, già ragazzino, ancora ti fai a pipì a etto, ecco un buon motivo per un elettroshock. Al manicomiodei matti si finiscedi essere persone, quindi ogni cosa è giustificata. “Qualcuno cacava per terra e a suoradiceva «scusatelo se ha cacato, ma questo è come una pianta. Una pianta che caca per terra.» a suoradiceva che «non ci sta nienteda fare perché certi matti sono come ’asini che ragliano e scalciano, che a faredel bene agli asini si ricevono solo calci»diceva che è normale che cacano in terra. Che è più facile pulire a cacca piuttosto che stargli a insegnare che a cacca si fa al gabinetto. È più facile che insegnargli a pulirsi con a carta igienica, insegnarli il bidè e viadiscorrendo. E io vedevo tutti quei poveri matti che cacavano e sputavano sopra i muri. E i muri restavano sputati con a bava che scende sula vernice come una umacadrogata. Scende fino a quando ’aria secca a inchioda sul muro. e bavedisidratate restavano sul’intonaco a farci il ricamo fino a quando ’infermiere passava col raschietto a staccarle come e cozze. E poi ci stavano i matti che si pisciavano addosso. Si pisciavano i pantaloni che gli stavano sempre troppo stretti o troppo arghi perché ala mattina ’infermieri i scendevano nudidal etto. Poi tiravano fuori i vestitida un saccodi plastica e idistribuivano a casaccio. E i vestiti ci stavano solodidue misure, mica come ala Rinascente e al’Upim che ci stanno tutte e taglie”... a curadel manicomio èdi fare e cose in orario. Svegliarsi, avarsi, cacare, pisciare, vestirsi, mangiare,dormire. Tutto in orario. E a vita continua. a suoradice che si chiama cura morale. Che ildisordinedel cervelo si cura con ’ordinedel’istituto.” Ed è con e paroledela Pecora nera che attraversiamo tutti gli aspettidi un mondo incomprensibile, un mondo alucinante. Nele paginedi Celestini c’è tantadolcezza, ingenuità, spontaneità, musicalità, e ’orrore per a situazione passa come un pugno nelo stomaco, undiretto secco, senza compromessi. Un sorriso per una bastonata e il messaggio rimanedopo a ettura. Il ettore si trova a simpatizzare con i personaggi, riesce a capirlidi più. A farsi un’idea più veritieradi quelo che è stato il manicomio “che è un manicomio elettrico. ’elettricità gli cura il cervelo. Certi matti ci hanno il cervelo che è come una stanza che ci ha e ampadine sempre accese. Puredi notte. E i mattidi notte non ce a fanno adormire con tutta quela uce straziante che non gli fa chiudere gli occhi». ... Certi matti stanno tutto il tempo con gli occhi sbarrati a guardarsi il cervelo. E alora il manicomio elettrico gli spenge e ampadine per mandarli adormire. Mia nonnadice che però ci «stanno pure gli altri poveri matti che invece stanno sempre spenti. Come tua madre. Il cervelo oro è come una stanza che ci sta sempre il buio. Alora il manicomio elettrico gli accende una ampadina nel cervelo perché il buio gli fa paura. E si può morire per a pauradel buio»”. Ogni azione trova giustificazione, ma è proprio vero che sia necessariamente così? a pecora nera è un testo che fa riflettere, rattrista il pensierodi quanti, negli anni passati, si sono trovati senza motivo, privatideladignità e rinchiusi in un mondodi una crudeltà nemmeno pensabile. Un ibro sicuramenteda eggere.

Recensione Unilibro a cura di Rossella Manzo

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Attraverso e vicendedi Nicola, nato nei “favolosi anni SessantÔ, rinchiuso per 35 anni in manicomio, tra sogno e realtà, veniamo catapultati nel mondo alucinantedel manicomio elettrico. Ma perché Nicola si trova in manicomio? Per una seriedi situazioni sfortunate, per essere stato un bambinodifficile con una storiadifficile ale spale, in un’epoca in cui esserediversi volevadire malati, quindida rinchiudere. Nel manicomio elettrico non si possono fare sbagli e se, già ragazzino, ancora ti fai a pipì a etto, ecco un buon motivo per un elettroshock. Al manicomiodei matti si finiscedi essere persone, quindi ogni cosa è giustificata. “Qualcuno cacava per terra e a suoradiceva «scusatelo se ha cacato, ma questo è come una pianta. Una pianta che caca per terra.» a suoradiceva che «non ci sta nienteda fare perché certi matti sono come ’asini che ragliano e scalciano, che a faredel bene agli asini si ricevono solo calci»diceva che è normale che cacano in terra. Che è più facile pulire a cacca piuttosto che stargli a insegnare che a cacca si fa al gabinetto. È più facile che insegnargli a pulirsi con a carta igienica, insegnarli il bidè e viadiscorrendo. E io vedevo tutti quei poveri matti che cacavano e sputavano sopra i muri. E i muri restavano sputati con a bava che scende sula vernice come una umacadrogata. Scende fino a quando ’aria secca a inchioda sul muro. e bavedisidratate restavano sul’intonaco a farci il ricamo fino a quando ’infermiere passava col raschietto a staccarle come e cozze. E poi ci stavano i matti che si pisciavano addosso. Si pisciavano i pantaloni che gli stavano sempre troppo stretti o troppo arghi perché ala mattina ’infermieri i scendevano nudidal etto. Poi tiravano fuori i vestitida un saccodi plastica e idistribuivano a casaccio. E i vestiti ci stavano solodidue misure, mica come ala Rinascente e al’Upim che ci stanno tutte e taglie”... a curadel manicomio èdi fare e cose in orario. Svegliarsi, avarsi, cacare, pisciare, vestirsi, mangiare,dormire. Tutto in orario. E a vita continua. a suoradice che si chiama cura morale. Che ildisordinedel cervelo si cura con ’ordinedel’istituto.” Ed è con e paroledela Pecora nera che attraversiamo tutti gli aspettidi un mondo incomprensibile, un mondo alucinante. Nele paginedi Celestini c’è tantadolcezza, ingenuità, spontaneità, musicalità, e ’orrore per a situazione passa come un pugno nelo stomaco, undiretto secco, senza compromessi. Un sorriso per una bastonata e il messaggio rimanedopo a ettura. Il ettore si trova a simpatizzare con i personaggi, riesce a capirlidi più. A farsi un’idea più veritieradi quelo che è stato il manicomio “che è un manicomio elettrico. ’elettricità gli cura il cervelo. Certi matti ci hanno il cervelo che è come una stanza che ci ha e ampadine sempre accese. Puredi notte. E i mattidi notte non ce a fanno adormire con tutta quela uce straziante che non gli fa chiudere gli occhi». ... Certi matti stanno tutto il tempo con gli occhi sbarrati a guardarsi il cervelo. E alora il manicomio elettrico gli spenge e ampadine per mandarli adormire. Mia nonnadice che però ci «stanno pure gli altri poveri matti che invece stanno sempre spenti. Come tua madre. Il cervelo oro è come una stanza che ci sta sempre il buio. Alora il manicomio elettrico gli accende una ampadina nel cervelo perché il buio gli fa paura. E si può morire per a pauradel buio»”. Ogni azione trova giustificazione, ma è proprio vero che sia necessariamente così? a pecora nera è un testo che fa riflettere, rattrista il pensierodi quanti, negli anni passati, si sono trovati senza motivo, privatideladignità e rinchiusi in un mondodi una crudeltà nemmeno pensabile. Un ibro sicuramenteda eggere.