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Viaggio al termine della notte - 9788867009459
di Louis Céline Ferdinand edito da Corbaccio, 2022
- Prezzo di Copertina: € 20.00
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Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Viaggio al termine della notte
- Autori : Louis Céline Ferdinand
- Editore: Corbaccio
- Collana: I grandi scrittori
- Edizione: 5°
- Data di Pubblicazione: 2022
- Genere: letterature straniere: testi
- Pagine: 564
- Traduttore: Ferrero E.
- Dimensioni mm: 216 x 216 x 34
- ISBN-10: 8867009451
- ISBN-13: 9788867009459
Viaggio al termine della notte: Uno degli autori più controversi del Novecento. A novant'anni dalla sua pubblicazione e a oltre sessanta dalla morte dell'autore, "Viaggio al termine della notte" si impone come il romanzo che ha saputo meglio capire e rappresentare il Novecento, illuminandone con provocatoria originalità espressiva gli aspetti fondamentali. «Céline è stato creato da Dio per dare scandalo», scrisse Bernanos quando nel 1932 il romanzo diventò un successo mondiale, suscitando entusiasmi e contrasti feroci. Lo «scandalo Céline», che dura tuttora, è la profetica lucidità del suo delirio, uno sguardo che nulla perdona a sé e agli altri, che ha il coraggio di affrontare la notte dell'uomo così com'è. L'anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l'ascesa di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell'Africa coloniale, la New York della «folla solitaria», le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale. Totalmente nuovo nel panorama francese ed europeo è stato poi il modo insieme realistico e visionario, sofisticato e plebeo con cui Céline ha saputo trasfigurare questa materia incandescente. Per lui, in principio, è l'emozione, il sentimento della vita: di qui l'invenzione di un linguaggio che ha tutta l'immediatezza del «parlato» quotidiano, capace di dar voce, tra sarcasmi e pietà, alla tragicommedia di
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"Sono tornato a trovare Moly e e ho raccontato tutto. Per nascondermi a pena che e facevo, s’èdata un grandaffare, ma comunque eradifficile vedere che ce ’aveva. ’abbracciavo più spesso adesso ma era undispiacere profondo il suo, più vero cheda noi, perchè noi altri abbiamo ’abitudinedidirlo più grossodi quelo che è. Di quando in quando, si asciava andare Moly a farmi comunque un piccolo rimprovero, ma sempre in termini, molto misurati, molto garbati. - Sei molto gentile, Ferdinad, midiceva, e so che faidegli sforzi per nondiventare cattivo come gli altri, soltato, non so se sai bene quelo che in fondodesideri...Pensaci! Bisognerà che ti trovida mangiare quando sarai tornato aggiù, Ferdinand...E non potrai più passeggiare come qui a fantasticare per notti e notti...Come ti piace tanto fare...Mentre io avoro...Ci hai pensato Ferdinand? In un certo senso aveva ragione, ma a ciascuno il suodestino. Avevo pauradi ferirla. Perchè ei si feriva facilmente. - Ti assicuro che ti amo, Moly, e ti amerò per sempre...come posso...a modo mio. Il mio modo, non era molto. Era attrËnte però Moly. Ma avevo quela brutta inclinazione per i fantasmi. Forse nient’affatto per colpa mia. a vita vi obbliga a restare un po’ troppo spesso con i fantasmi. - Tu sei molto affettuoso, Ferdinand, mi rassicurava ei, non piangere per me...Tu sei come malatodala vogliadi saperne sempredi più...Ecco tutto...Insomma,devi fare a tua strada...Di à, tutto solo...E’ il viaggiatore solitario quelo che va più ontano...Partirai presto alora? - Sì, vado a finire gli studi in Francia e torno, ’assicuravo io con a facciadi bronzo. - No, Ferdinand, non tornerai più...E poi non sarò più nemmeno qui... Non era stupida. Arrivò il momentodela partenza. Andammo una sera verso a stazione un po’ primadel’ora in cui tornava nel bordelo. - Ecco che sei già ontano, Ferdinand. Tu fai esattamente quel che hai vogliadi fare! Ecco quelo che importa...E’ solo questo che conta. Il treno è entrato ala stazione. Non ero più molto sicurodela mia avventura quando ho visto a macchina. ’ho abbracciata Moly con tutto il coraggio che avevo ancora nela carcassa. Avevo una gran pena, autentica, una volta tanto, per il mondo intero, per me, per ei, per tutti gli uomini. E’ forse questo che si cerca nela vita, nient’altro che questa, a più grande pena possibile perdiventare se stessi primadi morire. Sono passati annida quela partenza e poi ancora anni...Ho scritto spesso adetroit e poi altrove a tutti gli indirizzi che mi ricordavo edove potevano conoscerla, seguirla Moly. Non ho mai ricevuto risposta. Il bordelo è chiuso adesso. E’ tutto quelo che ho potuto sapere. Buona, ammirevole Moly, vorrei se può ancora eggermi,da un uogo che non conosco, che ei sapesse che non sono cambiato per ei, che ’amo ancora e sempre, a modo mio, che ei può venire qui quando vuole adividere il mio pane e il miodestino furtivo. Se ei non è più bela, ebbene tanto peggio! Ci arrangeremo! Ho conservato tantodela sua belezza in me, così viva, così calda che ne ho ancora per tutti edue e per almeno vent’anni ancora, il tempodi arrivare ala fine. Per asciarla mi ci è voluta propriodela folia,dela specie più brutta e fredda. Comunque, hodifeso a mia anima fino ad oggi e se a morte,domani, venisse a prendemi, non sarei, ne sono certo, mai tanto freddo, cialtrone, volgare come gli altri, per quel tantodi gentilezza edi sogno che Moly mi ha regalato nel corsodi qualche mesed’America."
Folia e ibertà. In questedue cosìdiverse astrazioni si può sintetizzare il geniodi Celine. Un capolavoro assoluto il suo “Viaggio al terminedela notte” che abbraccia, con violenza e scandalo, tutto il nostro secolo. Cèline- Bardamu, medicodela vita, viaggiatore inconsolabile, ricercatore notturnodi risposte, scandaloso profetadel nostro tempo affronta un viaggio nele visceredel mondo, Parigi, ’Africa, ’America e poidi nuovo Parigi; cidescrive ogni cosa vista e vissutada ui stesso, ma ogni suadura parola, ogni sua violenta immagine è condannata findal’inizioda un imite che è il fulcro stessodel “Viaggio”, a guerra. ’orroredela guerra perseguita Bardamu fino ala finedei suoi giorni, o costringe adisertare, adiventare pazzo. Queladi Celine è una condannadela guerra ma senza esortazioni patetiche, elogi al pacifismo ed utopiche rivoluzioni, a sua è semplicemente un’amara riflessione sul’esistenza umana. Bardamu è un anarchico madi un’anarchia fine a se stessa, inerme che o condannerà al’insoddisfazione eterna. Il “Viaggio” è attualità, è un ibro che parladegli orroridi oggi, è un ibro che apre gli occhi, ma non c’è istigazione ala rivolta, ala ibertà, a sua è un’analisi pessimisticadela realtà in cui ci troviamo a soffrire. È voluto nichilismo, senza timoredi banalità. Il “Viaggio” è violenza, folia e nichilismo. Una violenza che fa scandalo. o scandalo che si percepisce immediatamentedala sua scrittura, rapida, irregolare, alogica. Una scrittura “parlatÔ, al’avanguardiadel nostro secolo.
Viaggio al terminedela notte, scritto 10 anni primadela seconda guerra mondiale, settant’ anni primadela finedel milennio, trentacinque primadela ribelione operaia edel’ esplosionedel ’68 e a sua susseguente implosione, contiene profeticamente al suo interno tutte e tematichedel ventesimo secolo questo perché, perdirla con Gide, Céline ha il grandissimo pregiodi non rappresentarci a realtà nuda e cruda, bensì a sua alucinazione, portando ale estreme conseguenze aderivazioneda essa, ammonendoci sui suoi potenziali sviluppi, sule fuorviantidistorsioni, e, spesso, purtroppo, sule inevitabili conseguenze. Il viaggiodeldottor Bardamu, alter egodel’ autore, ci apre gli occhi su ciò che guardiamo senza vedere, sule cose che superficialmente trascuriamodandole per acquisite, addove Céline con il suo inimitabile stile ci costringe a soffermarci quando forse, vigliaccamente, vorremmo girare o sguardo; a sua realtà alucinata però è una realtà che solo a personale sensibilità artistica coglie e riesce a esplicare, estrËndoladala routine malata,dala crudeltà,dal’ abissale ignoranzadel’ anima più chedel cervelo, intendendo per essa non una trascendenza che Céline neanche considera, bensì a capacitàdi capire a tragediadela vita. Come Bardamu cura i poveri e i negletti constatando spesso ’ inutilitàdei propri sforzi, Céline non cida rimedi per a nostra condizione imperfetta, già il constatarlo suona come una condanna: non abbiamo saputo faredi meglio e, alo stesso mododela fataledeflagrazionedi Italo Svevo, nel finale un rimorchiatore porterà via "anche a Senna, tutto, che non se ne parli più." Un ibro cardine, su cui si appoggia un intero secolo. Chapeau.