Decisionismo e fondazione del diritto - 9791281716131

Decisionismo e fondazione del diritto: Carl Schmitt è noto per essere il teorico del decisionismo. Non sono mancati i tentativi, passati e recenti, di reinterpretarlo in chiave istituzionalistica, quasi fosse un mero continuatore di Santi Romano. Ma la tradizionale lettura decisionistica del pensiero schmittiano regge ancora bene. Il vero problema, piuttosto, è se il «tipo di pensiero giuridico basato sulla decisione» sia veramente in grado di dare conto dell'origine del diritto, della sua archè. In questo breve saggio si proverà ad argomentare perché l'immediatezza della decisione sovrana non può mai darsi. Come osserva Vitiello, la «decisione fondativa della norma» non produrrebbe alcun effetto senza la «decisione di rispettare la norma». E come teorizzato da Hans Kelsen, la decisione che pone il diritto può dare vita a un «ordinamento efficace nelle grandi linee» a condizione che chi ha il compito di eseguirlo presupponga di doverlo fare: la norma posta dalla volontà decidente e la norma presupposta nel pensiero riflettente devono corrispondere. Ogni decisione inerisce, perciò, a un circolo del posto-presupposto, collocandosi dentro un sistema complesso di mediazioni, autorizzazioni e lotte per il riconoscimento. Il ritorno a Hegel è obbligato.
Carl Schmitt is known to be the theorist of decisionism. There has been no shortage of attempts, past and recent, to reinterpret it in an institutionalist key, as if it were a mere continuator of Santi Romano. But the traditional decision-making reading of Schmitt's thought still holds up well. The real question, rather, is whether the "type of decision-based legal thinking" is really capable of accounting for the origin of law, its archè. In this short essay we will try to argue why the immediacy of the sovereign decision can never be given. As Vitiello observes, the 'founding decision of the rule' would have no effect without the 'decision to comply with the rule'. And as theorized by Hans Kelsen, the decision that lays down the law can give rise to an "effective order in broad strokes" provided that those who have the task of executing it presuppose that they have to do so: the norm set by the deciding will and the norm presupposed in reflective thought must correspond. Every decision, therefore, is part of a circle of place-presupposition, placing itself within a complex system of mediations, authorizations and struggles for recognition. A return to Hegel is obligatory.