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Nuovi orizzonti del paesaggio - 9788860553379

di Cillo B. (cur.) edito da Alinea, 2009

  • € 15.00

Informazioni bibliografiche del Libro

 

Dopo una gradevoledissertazione sul pËsaggio nela pubblicità, Cilo nel’introduzione affronta ildiscorso sul rapporto tra identità sociale e a sua ricaduta nel’identità pËsaggistica. ’autore focalizza trediverse formedi identità: egittimante, resistenziale e progettuale. Ovviamente i pËsaggisti apprezzeranno ’attenzione al’identità progettuale, che può guidare ad un’identitàdel pËsaggio più aperta,dove e specificità ocali non saranno vissute in chiavedifensiva, perché sempre perdenti! Claudia Casatela , nel primo contributo, sostiene ’impossibilitàdi conservare i pËsaggi, anche i più pregevoli, che si vogliono conservare ad ogni costo e sui quali spesso si investono ingenti risorse: e scrive che in fondo si paga a nostalgia, si opera una scissione tra identità ed immagine, c’è il rischiodi cadere neladifesadel pËsaggio in modo regressivo. Il nododa sciogliere è chiaro: e rapide trasformazioni, ineludibili, preludono ad una riorganizzazione in altre forme, a velocità è tale che non abbiamo il tempodi metabolizzare queste trasformazioni. Sul cambiodi prospettiva si concentra il saggiodi Silvia Mantovani, che non aggancia il suo ragionamento ai modeli tradizionalidi interpretazionedel pËsaggio, ma basa il processodi piano tutto sul gioco. Può sembrare un esercizio ogico azzardato, ma questo approccio trova un padre nobile in Patrick Geddes. Il grande pËsaggista inglese in questo gioco cercava i valori condivisi cioè common sense.da questo senso comune parte adenuncia al’urbanistica razionalistica, antropocentrica, che nela sua razionalità ha spessodimenticato non solo e esigenzedel’ambiente edel pËsaggio ma anche queledele persone reali. Tessa Matteini aggiunge un’ulteriore riflessione al tema a ei caro che è stato oggettodela sua tesididottorato e sul quale ha pubblicato un saggio pregevole. ”I pËsaggi storici, intesi come contenitoridi memoria per e popolazioni e come palinsesti, e trasformazioni tumultuose o pacifiche, intercorse a breve o a ungo termine.” E prende a prestito ’immagine suggeritada Valerio Romanidel “pËsaggio come film”,dove è chiaro che quelo attuale è solo un fotogramma. a ricercadel tempo come quartadimensionedel pËsaggio fadi Tessa Matteini fra e studiosedi Storiadel PËsaggio più attente ale trasformazioni funzionali al’attività progettuale. Il saggiodi Barbara Pizzo ha un taglio rigorosamente urbanistico; pur tuttavia gli obbiettivi che ’autrice si pone sono identici a quelidele altre coleghe, infatti scrive: “il puntodi vista che qui si sostiene è sedavvero si vogliono raggiungere obiettividi sviluppo sostenibile, ed un più soddisfacente “ambientedi vitÔ. Il saggio si chiude con unadomanda, parafrasando Munford: “Si può parlare ancoradi cultura ocale e in che termini? Cosa significa questo avvicinamento ai uoghi attraverso a cultura per il pËsaggio?” Una conclusione aperta, che ci invita a riflettere!

Recensione Unilibro a cura di Biagio Guccione

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"Nuovi orizzonti del paesaggio"
Una riflessione sul pËsaggio
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4

Dopo una gradevoledissertazione sul pËsaggio nela pubblicità, Cilo nel’introduzione affronta ildiscorso sul rapporto tra identità sociale e a sua ricaduta nel’identità pËsaggistica. ’autore focalizza trediverse formedi identità: egittimante, resistenziale e progettuale. Ovviamente i pËsaggisti apprezzeranno ’attenzione al’identità progettuale, che può guidare ad un’identitàdel pËsaggio più aperta,dove e specificità ocali non saranno vissute in chiavedifensiva, perché sempre perdenti! Claudia Casatela , nel primo contributo, sostiene ’impossibilitàdi conservare i pËsaggi, anche i più pregevoli, che si vogliono conservare ad ogni costo e sui quali spesso si investono ingenti risorse: e scrive che in fondo si paga a nostalgia, si opera una scissione tra identità ed immagine, c’è il rischiodi cadere neladifesadel pËsaggio in modo regressivo. Il nododa sciogliere è chiaro: e rapide trasformazioni, ineludibili, preludono ad una riorganizzazione in altre forme, a velocità è tale che non abbiamo il tempodi metabolizzare queste trasformazioni. Sul cambiodi prospettiva si concentra il saggiodi Silvia Mantovani, che non aggancia il suo ragionamento ai modeli tradizionalidi interpretazionedel pËsaggio, ma basa il processodi piano tutto sul gioco. Può sembrare un esercizio ogico azzardato, ma questo approccio trova un padre nobile in Patrick Geddes. Il grande pËsaggista inglese in questo gioco cercava i valori condivisi cioè common sense.da questo senso comune parte adenuncia al’urbanistica razionalistica, antropocentrica, che nela sua razionalità ha spessodimenticato non solo e esigenzedel’ambiente edel pËsaggio ma anche queledele persone reali. Tessa Matteini aggiunge un’ulteriore riflessione al tema a ei caro che è stato oggettodela sua tesididottorato e sul quale ha pubblicato un saggio pregevole. ”I pËsaggi storici, intesi come contenitoridi memoria per e popolazioni e come palinsesti, e trasformazioni tumultuose o pacifiche, intercorse a breve o a ungo termine.” E prende a prestito ’immagine suggeritada Valerio Romanidel “pËsaggio come film”,dove è chiaro che quelo attuale è solo un fotogramma. a ricercadel tempo come quartadimensionedel pËsaggio fadi Tessa Matteini fra e studiosedi Storiadel PËsaggio più attente ale trasformazioni funzionali al’attività progettuale. Il saggiodi Barbara Pizzo ha un taglio rigorosamente urbanistico; pur tuttavia gli obbiettivi che ’autrice si pone sono identici a quelidele altre coleghe, infatti scrive: “il puntodi vista che qui si sostiene è sedavvero si vogliono raggiungere obiettividi sviluppo sostenibile, ed un più soddisfacente “ambientedi vitÔ. Il saggio si chiude con unadomanda, parafrasando Munford: “Si può parlare ancoradi cultura ocale e in che termini? Cosa significa questo avvicinamento ai uoghi attraverso a cultura per il pËsaggio?” Una conclusione aperta, che ci invita a riflettere!