Il silenzio e l'abisso - 9788804701545

Il silenzio e l'abisso: Se, come dicono i mistici ebraici, il silenzio è la voce con la quale Dio parla all'uomo, la grande letteratura è la voce con la quale l'uomo parla a se stesso, in un linguaggio che esprime con infallibile evidenza l'infinita, contraddittoria e oscura trama di pensieri e sentimenti, sogni e passioni, che da sempre agitano l'animo umano. Nella sua penetrante rivisitazione di pagine e figure memorabili della letteratura universale, Pietro Citati ne offre esempi eloquenti. L'urgenza della fede in un «Principio Supremo», radice comune delle tre religioni monoteiste, e l'amore per il Gesù dei Vangeli, raccontato e vissuto da Francesco, Angela da Foligno, sant'Ignazio e, quattro secoli dopo, da don Milani. Il «lavoro di commentatore dell'universo» di Montaigne e la cupa malinconia dietro le quinte delle commedie di Molière. La «furia di infinito» di Chateaubriand, attratto dalle magiche voci e dal sacro orrore delle foreste americane, e l'«esorbitante» pulsione visionaria di Balzac, incarnata nel personaggio del forzato Vautrin che da genio del male e dell'inganno si trasforma imprevedibilmente nel fautore del bene comune e di un'utopistica harmonia mundi. I tormenti di Charlotte Brontë, che solo nell'ombra della propria infelicità trova la giusta luce per narrare nel suo ultimo libro la storia di due persone felici, e la nevrastenia di Dostoevskij, schiavo della penna e inesorabilmente attratto dalla vertigine della roulette, forse perché sola metafora possibile di quel grande gioco d'azzardo che è per lui la letteratura. Ancora, il fascino per il mistero del dolore che portò Ce
If, as the Jewish mystics say, silence is the voice with which God speaks to man, great literature is the voice with which man speaks to himself, in a language that expresses with infallible evidence the infinite, contradictory and dark plot of thoughts and feelings, dreams and passions, which have always stirred the human soul. In his penetrating reinterpretation of memorable pages and figures of universal literature, Pietro Citati offers eloquent examples of it. The urgency of faith in a "Supreme Principle", the common root of the three monotheistic religions, and the love for the Jesus of the Gospels, told and lived by Francis, Angela da Foligno, St. Ignatius and, four centuries later, by Don Milani. Montaigne's "universe commentator's work" and the gloomy behind-the-scenes melancholy of Molière's comedies. Chateaubriand's "fury of infinity", attracted by the magical voices and sacred horror of the American forests, and Balzac's "exorbitant" visionary drive, embodied in the character of the forced Vautrin who transforms from the genius of evil and deception to unpredictably in the advocate of the common good and of a utopian harmonia mundi. The torments of Charlotte Bronto, who only in the shadow of her own unhappiness finds the right light to tell in her latest book the story of two happy people, and the neurosaurania of Dostoyevsky, slave of the pen and inexorably attracted by the vertigo of the roulette, perhaps because only possible metaphor of that great gambling that is for him literature. Still, the fascination with the mystery of the pain that brought Ce