L'uso politico del teatro -

Al’iniziodegli anni Sessanta èdeflagrata a questionedel Teatro Politico. In un pËse, ’Italia, scossada frementi vivacità ideali,da sogni giovanili,da utopie in movimento (eda assalti, brigatismi, fronti contrapposti in violenza) il Teatro in quanto arte pubblica, in quanto spazio aperto ed iatto creativo, s’è posto come narratore compartecipedele esperienzedi contestazione in atto. Memoriadi Piscator, teoriadi Brecht, una certa vigoria adolescenziale, il egame strettissimo tra adepti e mËstri (presunti ed effettivi), a propensione ad interpretare il conflittodi classe come conflittodi formedetermina una fulgida e confusa propostadrammatica: cantine, case private, anfrattidi strada e garage, stazioni, pubbliche piazze, piccoli palchi privati, talora qualche ampio palco più noto hanno accolto il Teatro Politico avalandone a convinzione mËstra: accrescere a consapevolezzadel popolo, indurre il popolo al’atto civile, faredel’atto civile un’affermazionedi otta e,dunque, porre in rapportodiretto ’azionedel’arte con a reazione politica.dura undecennio. Soffocatodal buio pestodi certe ribelioni, il Teatro Politicodura undecennio (pur trascinando, stancamente, i propri retaggi al coevo) e tuttavia, questodecennio, è fondamentale per comprendere o sviluppo Novecentescodel’artedi scena in Italia. Contribuisce al’esegesi questo saggiodi uciano Codignola che narra e fa analisidel’uso (edel’abuso) ideologicodel teatro offrendo scorci vivissimididibattiti, pretese, convincimenti edi convenienze, mediocrità, piccoli e grandi opportunismi.