Il palcoscenico insegna. Milano, l'Umanitaria, il Teatro del Popolo - 9788887724585

Il palcoscenico insegna. Milano, l'Umanitaria, il Teatro del Popolo: La Scala. La Rai. Il Piccolo Teatro. Il Nuovo Canzoniere Italiano. Sono solo alcuni dei soggetti con cui è venuto a contatto il Teatro del Popolo dell'Umanitaria durante gli anni della sua programmazione (1911-1967), quando i maggiori artisti e musicisti - da Arturo Toscanini a Victor De Sabata, da Rosina Storchio a Francis Poulenc, da Bela Bartók a Lyda Borelli, da Arturo Benedetti Michelangeli a Sem Benelli - non perdevano l'occasione di esibirsi davanti alle moltitudini immense che ne affollavano le sale: fosse il palcoscenico del "capannone" di via Fanti (un ex stabilimento industriale, poi distrutto nel 1943), il proprio Salone degli Affreschi, oppure il palco riadattato nelle sedi rionali (grazie ad un innovativo sistema teatrale decentrato), o ancora il salone del Regio Conservatorio o dei maggiori teatri cittadini, che negli anni sentirono il dovere morale di affiancare l'Umanitaria nella sua opera di educazione dei lavoratori: "andare alla plebe e farla elevare a popolo". Il Teatro del Popolo rimane un unicum, un'esperienza grandiosa non solo per il panorama artistico di Milano, ma per l'Italia e per l'Europa, proprio perché nel corso del tempo ha rappresentato uno spartiacque, un punto di non ritorno, un modo nuovo di sentire e fare arte. Prefazione di Giuliano Pisapia. Introduzione di Piero Amos Nannini. Intervento di Sergio Escobar.
The Scale. The Rai. The Small Theater. The New Italian Songbook. Are just a few of the subjects with which it came in contact with the Humanitarian people during the years of its programming (1911-1967), when the major artists and musicians-by Arturo Toscanini to Victor De Sabata, Rosina Storchio in Francis Poulenc, from Bela Bartok to Lyda Borelli, from Michelangeli to Sem Benelli-don't lose the opportunity to perform in front of the immense multitudes who thronged the halls : it was the stage of the "shed" of via Fanti (a former industrial plant, destroyed in 1943), its own Hall of frescoes, or the local offices readjusted stage (thanks to an innovative theatrical decentralised system), or the Hall of the Royal Conservatory or major theatres, which over the years felt a moral duty to assist the education of workers in its Humanitarian work "go to the people and letting it raise to the people." The theatre of the people remains unique, a great experience not only for the art scene in Milan, but for Italy and for Europe, because over time it represented a turning point, a point of no return, a new way of hearing and making art. Preface by Giuliano Pisapia. Introduction by Piero Amos N. Intervention of Sergio Escobar.