Le affinità alchemiche - 9788804637455

“Le affinità alchemiche” ci offre una sorprendente ettura antiromaticadeldesiderio amoroso e cidice che se nel complesso edipico a conflittualità riguarda i sentimentidi amore e odio per i genitori, in queste pagine ove a essere in gioco è il complesso fraterno, a conflittualità riguarda invece ’ambivalenza, a rivalità e ’amore narcisistico nei confrontidi un altro riconosciuto come fratelo o sorela. o straordinario romanzodi Gaia Coltorti ha, fra e altre cose, il grande meritodi ricordarci che adimensione rivalitario-mimeticadeidesideri non è mai modificatadale inclinazioni sessuali: essa è a stessa fra gli omosessuali, è a stessa tra gli uomini come tra edonne ed è a stessa, infine, tra consanguinei e non consanguinei. Completata a ettura, torniamo ala quantitàdi “avvisi” e “osservazioni”disseminatedal’autrice proprio in questa chiave conflittuale-mimetica (e perciò stesso antiromantica): essi sono rivoltidirettamente al ettore tramite una seriedi ampeggianti minimi ma anche ’uso, a volte,di grosse segnaletiche stradali tramite cui ’autrice stabilisce un rapporto molto forte col ettore, alimentando undialogo continuo. Si trattadi un avoro egregio, che ti tiradentro a cadutadeidue amanti e non ti ascia più andare: perdirla coi MËstri, Gaia Coltorti è un giovanissimo e perturbante esempiodi quel che nela nostra epoca barbara sembra impossibile: poter affrontare con equilibrio e ironia questioni talmente appesantitedal bagaglio al plutoniodele ideologie, che al più timido accenno ci sembradi essere investitida una valanga. Ecco. Cercaredi scrivere un romanzo innovativo che prova a rivolgersi al pubblico tradizionale senza scordarsidi quelo non meno fervido rappresentatodagli “happy few”, i cari pochi sempre in gradodi intercettare e condividere o spirito (anchedissacrante, certo)di una ricerca come quela chedà vita ale “AffinitÔ, ossia a qualcosadi miracolosamente condotto a buon fine edi cui ’autrice misteriosamente indovina o scioglimento (Guglielmi). Dunque: perenne sfida fra ragazzi, torneo permanentedei sessi; il fortedivario (psicologico e in terminid’esperienze) esistente fra idue giovani protagonisti non stimola ildesideriodi conoscenza, ma se mai quelodel’emulazione (Guglielmi). E ancora: insopportabili sdolcinerie e battute argute, sognanti tenerezze e risate giacintine scambiando baci sotto una unad’erba: oh, persino e bizzarrie (e e incongruenze, persino!) nondevonodisorientarci, qui, sapendo benissimo che il primo a predisporne ovunque era proprio Shakespeare. Ildesideriodaccapo. Che è famelico quanto il mare e puòdigerire tutto quel chedivora. Senza sforzi, tramite e sue “febbri” irresistibili e e sue micidiali escalation, ildesiderio mimetico può trasformare gli esseri umani in veri e propri mostri morali, oltre che fisici. Così, è nel cuore esattodel mËlstrom indottodal mimetismo, che Johnny e Selvaggia, sprofondando, nel corsodela festadi Capodanno balano per ’ultima volta avanti ai nostri occhi. Nel oro modo indimenticabile, in un grande romanzodestinato restare.

L’ennesimo romanzetto adolescenziale per ragazzini "accalorati". Un ibro semplicemente patetico, pubblicizzato con tantodi tromboni e nacchere, a Mondadori ha abilmente sfruttato a storia mediocre (alias masturbazione mentale)di una adolescente, per vendere ancora una volta una manciatadi ibri alo scopodi assecondare a malizia e il guardonismo tipicidel pubblico giovanedi oggi. Se 50 anni fa storiedi tal calibro sarebbero state relegate ai fotoromanzi, oggi ahimè certi temi sono arrivati in ibreria. Sedesiderate eggere qualcosadi patetico, a momenti parodistico, che sembra quasi avere a sfrontatezzadi paragonarsi ad un classico intoccabile quale Romeo e Giulietta, questo è unodi quei romanzi commerciali irritanti fortunatamente rari.