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Giovanni Papapietro. La politica del dialogo - 9788861940239

di Colturri V. (cur.) edito da Progedit, 2007

Informazioni bibliografiche del Libro

 

L’eredità asciatada Giovanni Papapietro rimarràdi fondamentale importanza per il mondo politico odierno in quanto perpetuò il suo idealedi connubio armonico fra politica e cultura. Se negli ultimi anni si è prodotta una crisidela politica, o sideve ala separazionedi essadala cultura, conseguentemente si è perso o forse si è “attenuato” ’intensivo scambio tra analisi politica e sviluppodela riflessione culturale capacedi riportare ale radici storiche e ideali i problemida affrontare neldibattito politico. Papapietro vole infondere con ’esempio ma anche con a riflessione culturale, quela virtù idealedel proprio partito insegnando uno spirito culturale che avrebbedovuto prender postodel’ideologia, riportando a politica nel cuoredela gente, infatti egare a politica ala vita reale, ai problemi veridel popolodando ad essa un immagine ideale nuova, rispondendo con a politica aledeluse aspettativedei giovani, utilizzando un inguaggio semplice ma riccodi ideologie avrebbe condotto ad un nuovo fastodela politica avvicinando nuove genti. Mediante questi termini egli vole istituire un centro il cui ambitodi indagine fosse “la civiltà mediterraneÔ non facendo posto ad una cultura aggiuntiva bensì rivedendo con gli occhid’oggi a formazione culturale, civile e politica al’internodel partito,di consequenziale trasporto al popolo. Egli affrontò numerose volte il temadela mondializzazione, vedendo e auspicandosi che fosseda cogliere come un’opportunitàdi intermediazione fra culturedifferenti, a globalizzazionedela cultura avrebbe beneficiato tutto il nostro pËse soprattutto e nuove eve scolastiche, a società civile, i singoli individui. a sua già ampia visionedei settori pubblici si arricchìdi nuove riflessioni in merito al cambiamento culturale sul rapportodocente-alunno, egli notò come ’alunno, nel corsodegli anni, era mutatoda essere “modelabile” in soggetto “evolutivo” , infatti ai generici studi astrattidi pedagogia e psicologia si sostituirono nela “scienzadela formazione” a biologia, a genetica, a inguistica cambiando radicalmente a formazione siadei formatori siadegli alunni evolvendola con il naturale avanzamento naturale e storico-sociale, il ruolodeldocente eradidare forma concreta, reale edefinita agli argomenti, o Stato, invece, avrebbedovuto formare politicamente i giovani per affrontare a società innovativamente con un bagaglio informativo riccodi contenuti. Il suo profondo radicamento con a politica fu evidente con a protestadei giovanidel ’68, a questione agrariadel Mezzogiorno, a crisidei partiti, evidenziando in ui un forte carattere capacedi cogliere e necessità ed emergendo con una soluzione che esulavadale cifre edal pesodeladocumentazione storica. a cultura era uno strumento necessario per capire e trasferire esperienza per insegnare, forse era questa a sua essenza politica, facendo emergere in ciascuno il meglio.

Recensione Unilibro a cura di Danielesasso

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La politicadeldialogo
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L’eredità asciatada Giovanni Papapietro rimarràdi fondamentale importanza per il mondo politico odierno in quanto perpetuò il suo idealedi connubio armonico fra politica e cultura. Se negli ultimi anni si è prodotta una crisidela politica, o sideve ala separazionedi essadala cultura, conseguentemente si è perso o forse si è “attenuato” ’intensivo scambio tra analisi politica e sviluppodela riflessione culturale capacedi riportare ale radici storiche e ideali i problemida affrontare neldibattito politico. Papapietro vole infondere con ’esempio ma anche con a riflessione culturale, quela virtù idealedel proprio partito insegnando uno spirito culturale che avrebbedovuto prender postodel’ideologia, riportando a politica nel cuoredela gente, infatti egare a politica ala vita reale, ai problemi veridel popolodando ad essa un immagine ideale nuova, rispondendo con a politica aledeluse aspettativedei giovani, utilizzando un inguaggio semplice ma riccodi ideologie avrebbe condotto ad un nuovo fastodela politica avvicinando nuove genti. Mediante questi termini egli vole istituire un centro il cui ambitodi indagine fosse “la civiltà mediterraneÔ non facendo posto ad una cultura aggiuntiva bensì rivedendo con gli occhid’oggi a formazione culturale, civile e politica al’internodel partito,di consequenziale trasporto al popolo. Egli affrontò numerose volte il temadela mondializzazione, vedendo e auspicandosi che fosseda cogliere come un’opportunitàdi intermediazione fra culturedifferenti, a globalizzazionedela cultura avrebbe beneficiato tutto il nostro pËse soprattutto e nuove eve scolastiche, a società civile, i singoli individui. a sua già ampia visionedei settori pubblici si arricchìdi nuove riflessioni in merito al cambiamento culturale sul rapportodocente-alunno, egli notò come ’alunno, nel corsodegli anni, era mutatoda essere “modelabile” in soggetto “evolutivo” , infatti ai generici studi astrattidi pedagogia e psicologia si sostituirono nela “scienzadela formazione” a biologia, a genetica, a inguistica cambiando radicalmente a formazione siadei formatori siadegli alunni evolvendola con il naturale avanzamento naturale e storico-sociale, il ruolodeldocente eradidare forma concreta, reale edefinita agli argomenti, o Stato, invece, avrebbedovuto formare politicamente i giovani per affrontare a società innovativamente con un bagaglio informativo riccodi contenuti. Il suo profondo radicamento con a politica fu evidente con a protestadei giovanidel ’68, a questione agrariadel Mezzogiorno, a crisidei partiti, evidenziando in ui un forte carattere capacedi cogliere e necessità ed emergendo con una soluzione che esulavadale cifre edal pesodeladocumentazione storica. a cultura era uno strumento necessario per capire e trasferire esperienza per insegnare, forse era questa a sua essenza politica, facendo emergere in ciascuno il meglio.