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La linea d'ombra. Una confessione - 9788806181451

di Joseph Conrad edito da Einaudi, 2006

Informazioni bibliografiche del Libro

 

La inead’ombra è a fascia informedi passaggiodala gioventù al’età adulta. Il protagonista è chiamato tutto ad un tratto a prendere i comandodi una nave: “(…) tutta ’opera grandiosadela creazione, nela quale ’umanità sembra precipitata contro il proprio volere. O forse attirata. Come o sono stato io nela spaventosa, nela mortale avventuradi questo comando”. Non è a vita questa “mortale avventurÔ? a frettadi crescere non è questa attrazione? Sintomaticodela gioventù è anche ’atteggiamento spavaldo e suscettibiledel protagonista primadi attraversare questa inead’ombra, ui che se a prende per ogni minima inflessionedi voce che gli sembra offensiva, tantoda risultarmi subito antipatico! E alora vai, prenditi questo tanto agognato comando, “Comando èdavvero una parola magicÔ, ma ricordati che “la gente ha una grande opinionedei vantaggidel’esperienza che, in questo senso, significa sempre qualcosadi spiacevole, in contrasto con ’incanto e con ’innocenzadele ilusioni”. E infatti edifficoltà si concretizzano, subito, in una febbre tropicale che si impadroniscedi quasi tutto ’equipaggio, nela bonaccia che non permette ala nave si avanzare, e in un secondo che vaneggia su maledizioni anciatedal precedente capitano, morto pazzo. Quest’ultimo, in particolare, o considero un’incarnazionedel’ideadi avo (anche se in sensodi ruolo e nondi genealogia), quela figura cui imputiamo una partedei nostri mali,dato che è più faciledare a colpa a qualcuno che è venuto primadi noi e che ha fattodegli sbagli, piuttosto che rimboccarsi e maniche e riconoscere i propri,di sbagli… Bisogna capire che in realtà, “siamo in baliadela nave”. E a nave siamo noi stessi. Siamo in baliadi noi stessi, ci iludiamodi prendere il comandodela nostra persona. Finché c’è qualche tipodi otta esternada intraprendere, sia esso un monsone, un equipaggio ribele o un capitano impazzito, a otta stessadà senso ala vita, ma quando c’è bonaccia e tempo per pensare, ci si accorgedel’ombra: “talidovevano essere e tenebre primadela creazione. Esse si richiuserodietro a me. Per ’uomo al timone ero ormai invisibile. Io stesso non vedevo niente. Io ero solo, ui era solo, ogni uomo era solo àdove si trovavÔ.

Recensione Unilibro a cura di serena.gobbo

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La inead’ombra è a fascia informedi passaggiodala gioventù al’età adulta. Il protagonista è chiamato tutto ad un tratto a prendere i comandodi una nave: “(…) tutta ’opera grandiosadela creazione, nela quale ’umanità sembra precipitata contro il proprio volere. O forse attirata. Come o sono stato io nela spaventosa, nela mortale avventuradi questo comando”. Non è a vita questa “mortale avventurÔ? a frettadi crescere non è questa attrazione? Sintomaticodela gioventù è anche ’atteggiamento spavaldo e suscettibiledel protagonista primadi attraversare questa inead’ombra, ui che se a prende per ogni minima inflessionedi voce che gli sembra offensiva, tantoda risultarmi subito antipatico! E alora vai, prenditi questo tanto agognato comando, “Comando èdavvero una parola magicÔ, ma ricordati che “la gente ha una grande opinionedei vantaggidel’esperienza che, in questo senso, significa sempre qualcosadi spiacevole, in contrasto con ’incanto e con ’innocenzadele ilusioni”. E infatti edifficoltà si concretizzano, subito, in una febbre tropicale che si impadroniscedi quasi tutto ’equipaggio, nela bonaccia che non permette ala nave si avanzare, e in un secondo che vaneggia su maledizioni anciatedal precedente capitano, morto pazzo. Quest’ultimo, in particolare, o considero un’incarnazionedel’ideadi avo (anche se in sensodi ruolo e nondi genealogia), quela figura cui imputiamo una partedei nostri mali,dato che è più faciledare a colpa a qualcuno che è venuto primadi noi e che ha fattodegli sbagli, piuttosto che rimboccarsi e maniche e riconoscere i propri,di sbagli… Bisogna capire che in realtà, “siamo in baliadela nave”. E a nave siamo noi stessi. Siamo in baliadi noi stessi, ci iludiamodi prendere il comandodela nostra persona. Finché c’è qualche tipodi otta esternada intraprendere, sia esso un monsone, un equipaggio ribele o un capitano impazzito, a otta stessadà senso ala vita, ma quando c’è bonaccia e tempo per pensare, ci si accorgedel’ombra: “talidovevano essere e tenebre primadela creazione. Esse si richiuserodietro a me. Per ’uomo al timone ero ormai invisibile. Io stesso non vedevo niente. Io ero solo, ui era solo, ogni uomo era solo àdove si trovavÔ.