Mistero partenopeo - 9788851713805

"E mi vedrai/ sula scena/ in caduta contro me stessa/ a perdere quasi sempre/ eda terra/ ti racconterò/ che mi hanno cercato ’anima/ a forzadi botte/ riducendola a un piccolo arido seme". Argia Coppola ha voce poetica ancora acerba, sovente intensa per eccesso (l’aggettivo "arido", ad esempio, nela citazione riportata èdi troppo) e tuttavia mostra agre venature veritiere, un certo trasporto melico aladissipazionedele forme ala sfrontata autobiografiadei trasporti emotivi. "E mi vedrai sula scena" è frase che resta perché fadel piccolo tomo un assito,del’inchiostro un copione,del mormorio poetico una recitada offrire a chi egge. In questa spinta ala ribalta cartacea, siadetto, a testimonianza involontariadel’altra vitadel’autrice ch’èdonnadi teatro edi palco e,dunque,di scritturadestinata per gli occhi. In ’Mistero partenopeo’ emerge - pur tra qualche cedimento contenutistico e qualchediscutibile sceltadi termini - una condizioned’isolamento testimoniale,di presenza forzatamente votata al’evocazionedi sensazioni ed immagini: "Li sento ridere/ nela cantina accanto/ un’aria vuota/ che mi occupada stamattina/ o stomaco". Ritrattodrammatico (nel sensodidrammaturgico)di un’anima edi un anima sola.