Ars est celare artem. Da Aristotele a Duchamp - 9788874625680

Ars est celare artem. Da Aristotele a Duchamp: La miglior retorica è quella che non si nota. Se chi ci ascolta si accorge che stiamo usando degli artifici, l'effetto è compromesso. Gli avvocati di una volta lo sapevano: guai a farsi sospettare esperti, guai a far trasparire le proprie capacità. Non per nulla l'idea che la vera arte consista nel nasconder l'arte è stata teorizzata per la prima volta nella retorica classica, da Aristotele a Cicerone. Ma, a partire da qui, questo curioso paradosso compie una carriera inaspettata, proliferando nei campi più disparati: dalla cosmetica alla politica, dall'arte del tiro con l'arco a quella del giardino, dal galateo all'abbigliamento, senza dimenticare naturalmente le arti nel senso consueto della parola, dalla pittura alla musica, dalla danza alla poesia. Come dovrebbe fare ogni buon saggio di storia delle idee, questo libro mette in rapporto luoghi, autori e testi tra i quali non sospetteremmo alcun collegamento. Si dipana così una storia che attraversa tutta la cultura occidentale, dall'anonimo del "Sublime" al "Cortegiano" di Baldassar Castiglione, dai moralisti francesi a Leopardi, da Ovidio a Dryden, da Michelangelo a Duchamp, ma a partire dalla quale è possibile gettare un ponte anche verso le filosofie orientali dello Zen e del Tao. Ma attraverso la storia dell'"ars est celare artem" scopriamo anche qualcosa di essenziale per l'idea stessa di arte, il suo essere sempre inevitabilmente regola e invenzione, tecnica e creatività, tradizione e innovazione.
The best is that rhetoric is not known. If listeners realizes that we are using the artifice, the effect is compromised. Once attorneys knew it: woe to be suspect, woe to experts to show their skills. It is not for nothing that the idea that the real art is to hide the art has been theorized for the first time in classical rhetoric, from Aristotle to Cicero. But, starting from here, this curious paradox makes unexpected career, proliferating in many different fields: from cosmetics to politics, the art of archery in the garden, from etiquette to clothing, without forgetting of course the arts in usual sense of the word, from painting to music, from dance to poetry. As should any good essay of the history of ideas, this book highlights places, report authors and texts between which there would suspect any connection. So unfolds a story which crosses the whole Western culture, from an anonymous "Sublime" "Courtier" of Baldassar Castiglione, by French moralists to leopards, from Ovid to Dryden, from Michelangelo to Duchamp, but from which you can build a bridge to the Eastern philosophies of Zen and the Tao. But through the history of the "ars est celare artem" We also discover something essential to the very idea of art, its always be inevitably rule and invention, technique and creativity, tradition and innovation.