Malgrado tutto, direi che questa vita è stata bella - 9788854513983

Malgrado tutto, direi che questa vita è stata bella: Si può ricostruire la propria vita come se si trattasse di un processo il cui giudice altri non è che il proprio Super-Io? In un serrato, folle e avvincente dialogo con se stesso Jean d'Ormesson ripercorre le tappe salienti della sua esistenza, iniziata tra la fine della Prima guerra mondiale e la grande crisi. Incalzato da un Super-Io severo, benevolo e a tratti spietatamente ironico, d'Ormesson parla dei primi viaggi al seguito del padre diplomatico: inizialmente in Baviera, dove impara a parlare tedesco prima di parlare francese, poi in Romania e in Brasile, fino al rientro in Francia nel castello di famiglia. Casato appartenente alla casta irrequieta e orgogliosa della nobiltà di toga, i d'Ormesson danno poca importanza al denaro, ma questo non impedisce al piccolo Jean di crescere circondato da autisti, cuochi, maggiordomi e cameriere, perché vi sono pur sempre gli obblighi imposti dal rango sociale. Il lignaggio impone un codice di comportamento al quale è fuori questione non sottomettersi: si indossa lo smoking, la marsina, il frac e il cappello a cilindro; sono rigorosamente bandite espressioni come «caspita!», «piacere di rivederla», «buon appetito!» o «buon proseguimento», mentre «dopo cena» è preferibile a «le ventidue», riservata ai ferrovieri. Tra governanti inflessibili che lo sculacciano con la spazzola per capelli, autisti che lo scorrazzano per boschi e sagre di paese e zii che gli trasmettono l'amore per la letteratura, Jean cresce come un grande sognatore e un instancabile lettore che legge tutto quello che gli capita tra le mani: i manifesti sui muri, le
You can rebuild their lives as if it were a trial or, better yet, an accusation by a stranger? As in a dialogue with himself, the author recalls the early years in Paris and the family to move to Bavaria to follow diplomatic father; tells the story of his family, from simple craftsmen to Royal advisors and a rich Marquis; speaks of a teenager walks to the pinacoteca di Monaco and parties of the sausage with the nanny Lala, the joints in the woods with Mederer, the driver of his father. Is a river in flood, don't forget anything or d'ormesson, which overwhelms us of memories and anecdotes: the castles where he lived and the Grand Hotel where he performed; etiquette and the purported family lexicon from his walk of life (no "Bon Appetit": from peasants; nor "2200": a term from railwayman!), the respectful silence in the face of his father; the years spent in Romania and then in Brazil; the love of Oscar Wilde and contemptuous rejection of Sartre; the concern towards the national socialism of Hitler; the landing in politics and letters, until the day he became the youngest ever (only 48 years) to be elected to the Acad??mie fran??aise.