Arte e politica in Italia. Tra fascismo e Repubblica - 9788868438111

Arte e politica in Italia. Tra fascismo e Repubblica: Quali sono, se esistono, le continuità sociali e culturali, in Italia, nel passaggio tra fascismo e Repubblica, in un momento dunque di profonde discontinuità politico-istituzionali? E come si collegano tra loro, oppure si disgiungono, il primo e secondo Novecento; gli anni trenta e gli anni cinquanta o sessanta? Quali le «rimozioni» della storiografia postbellica o successiva con cui una nuova generazione di studiosi è oggi chiamata a confrontarsi? In questo suo libro, dedicato ai temi della «liturgia politica» considerati sotto profili specificamente storico-artistici, Michele Dantini si sofferma in modo ampio e dettagliato su alcune figure di artisti, critici, intellettuali che sembrano trovarsi ideologicamente agli antipodi nel corso degli anni venti e trenta: Edoardo Persico, ad esempio, la cui attività è ricostruita non solo con riferimento all'arte e all'architettura, ma anche in relazione alla cultura giuridica, storica e religiosa; o Giuseppe Bottai, delle cui politiche a favore dell'arte contemporanea e del patrimonio è proposta un'interpretazione in larga parte inedita. «Organizzatori» di cultura tra i più noti, da Marinetti a Carli, da Gobetti a Suckert-Malaparte, da Soffici a Croce; un poeta come Montale; e studiosi come Lionello Venturi o il giovane Argan ricevono qui nuova luce, mentre artisti considerati «minori» salgono improvvisamente in primo piano - è il caso di Tullio Garbari. D'altra parte nel saggio su Persico, che si conclude con un attento esame dei progetti per allestimento, Dantini pone le premesse per una comprensione più diramata e molteplice di
What are, if there are, social and cultural continuity, in Italy, in the transition between fascism and the Republic, at a time of deep political and institutional discontinuity? And how do they connect to each other, or disunite, the first and second twentieth centuries; 1930s and 1950s or 1960s? What are the "restorations" of post-war or later historiography that a new generation of scholars is now called upon to confront? In his book, dedicated to the themes of "political liturgy" considered in specifically historical-artistic profiles, Michele Dantini focuses in a broad and detailed way on some figures of artists, critics, intellectuals who seem to be ideologically to the antipodes during the 1920s and 1930s: Edward Persico, for example, whose activity is reconstructed not only with reference to art and architecture, but also in relation to legal, historical and religious culture; or Giuseppe Bottai, whose policies in favour of contemporary art and heritage are offered a largely unpublished interpretation. "Organisers" of culture among the best known, from Marinetti to Carli, from Gobetti to Suckert-Malaparte, from Soffici to Cross; a poet like Montale; and scholars like Lionello Venturi or the young Argan receive new light here, while artists considered "minor" suddenly come to the fore - this is the case of Tullio Garbari. On the other hand, in the essay on Persico, which concludes with a careful examination of the design projects, Dantini sets the stage for a more branched and multiple understanding of