I bambini beneducati - 9788831724579

I bambini beneducati: I bambini beneducati andavano visti e non sentiti. Dovevano esserci, far bella figura, mostrarsi "carini", ma potevano solo sfiorare la vita degli adulti. Guai a scantonare in questa stravagante famiglia, metà italiana e metà francese. Un mondo aristocratico e privilegiato che divideva la società in due categorie: i Qualcuno e i Nessuno. I primi: splendidi qualsiasi cosa facessero. I secondi: spesso brutti e villanzoni. Lo scopo per una ragazza "con quel cognome" era di fare un ottimo matrimonio in modo da raddoppiare magistralmente il patrimonio di famiglia decimato dalle tasse. Entrambe le nonne ? in modo diverso ? sostenevano con furia energica che per una fanciulla la via "dell'arte" non avrebbe mai portato fortuna. La felicità stava nella maternità e nella vita coniugale. Se necessario, vissute con signorile distacco. Con leggerezza ed estro Gaia de Beaumont racconta con straordinaria ironia la storia di una bambina nella Roma degli anni Cinquanta e Sessanta. Ma l'ironia invocata non è crudele. Non schernisce né l'amore né la bellezza. Attenua lo stupore e permette di deridere bizzarrie e frivolezze senza doverle mai odiare.
Well-behaved children were seen and not heard. There must have been, make a good impression, appear "cute" but could only touch the lives of adults. Woe to scantonare in this wacky family, half Italian and half French. An aristocratic, privileged world that divided the company into two categories: Anybody and Nobody. The first: beautiful anything they were doing. The second: often ugly and villanzoni. The purpose for a girl "with that surname" was to make a great wedding so double masterfully the family fortune decimated by taxes. Both grandmothers? differently? supported with a maiden to energetic fury the way "of art" would never brought luck. Happiness was in motherhood and in married life. If necessary, lived with Lordly detachment. With lightness and inspiration Gaia de Beaumont tells the story of a little girl with extraordinary irony in Rome in the 1950s and 1960s. But the irony relied on is not cruel. Not taunting nor love nor beauty. Attenuates the amazement and allows you to mock quaintness and frivolities without having never to hate.