Dove il bene è peccato - 9788846102577

Dove il bene è peccato: Naufragato su un'isola lontana, un giovane marinaio viene a sapere che il dio del luogo non approva il bene, tanto che gli indigeni lo fanno di nascosto. In una terra sperduta, un intero popolo si sforza di tenere allegro il proprio dio, altrimenti quello si annoia e manda una calamità. Dante, il sommo poeta, muore, e contro ogni aspettativa si ritrova all'inferno; a Singapore un timido assicuratore propone alla propria compagnia di proteggere i clienti dall'esistenza di Dio. Rinaldo De Benedetti non ha mai smesso di indagare il rapporto tra umano e divino, scienza e religione. In questi apologhi, scritti alla fine degli anni Cinquanta, si interroga con divertita e partecipe curiosità sul perché gli uomini si ostinino a rivolgersi a un'entità celeste che sembra non ascoltarli, non aiutarli e forse, sotto sotto, nemmeno esistere. Lo sguardo acuto ma umanissimo dell'autore coglie il filosofo che si perde nelle possibilità del pensiero e il furbo che approfitta delle superstizioni altrui, indovina un dio impotente ("Esisto o non esisto?") e si diletta a ipotizzare un futuro in cui l'informatica potrà semplificare la contabilità delle anime. L'autore, lo vediamo, ha un animo razionale, eppure ha anche la straordinaria capacità di capire quel personaggio che si rivolge a Dio e gli dice: "Io non credo in te, ma se ci sei, dammi un segno".
Shipwrecked on an island far away, a young sailor learns that the God of the place does not endorse the well, so that the natives do it secretly. In a land lost, an entire nation strives to keep cheerful its God, otherwise one gets bored and sends a calamity. Dante, the great poet, dies, and against all odds finds herself in hell; in Singapore a shy insurer offers its company to protect customers from the existence of God. Rinaldo De Benedetti has continued to investigate the relationship between the human and the divine, science and religion. These apologists, written in the late 1950s, questions with amused and sympathetic curiosity about why men still refuse to turn to a heavenly entity that looks don't listen to them, not help them and maybe, deep down, they even exist. The look sharp but very human of the author captures the philosopher who is lost in the possibilities of thought and cunning that take advantage of the superstitions of others, guess what God powerless ("I exist or not exist?") and is delighted to assume a future where computing can simplify the accounting of souls. The author, as we see, has a rational soul, and yet also has the uncanny ability to understand that character that turns to God and says to him: "I don't believe in you, but if you are there, give me a sign".