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Un torinese del Sud: Carlo Levi. Una biografia - 9788880899891
di De Donato Gigliola Sergio D'Amaro edito da Dalai Editore, 2001
- € 17.04
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Un torinese del Sud: Carlo Levi. Una biografia
- Autori : De Donato Gigliola Sergio D'Amaro
- Editore: Dalai Editore
- Collana: Storie della storia d'Italia , Nr. 57
- Data di Pubblicazione: 2001
- Genere: letteratura italiana: critica
- Argomento : Levi, Carlo
- Pagine: 180
- Dimensioni mm: 210 x 145 x 27
- ISBN-10: 8880899899
- ISBN-13: 9788880899891
CarloLevi è un «torinesedel Sud» giacché costretto ala prigionia pËsanadi Gagliano, a novantacinque chilometrida Matera («mile e seicento anime e una strada che finisce»), monta o spettacolodi un Meridione che s’arrocca, presepiale, arcigno quanto amabile. Sfuma a cronomanìada orologio («l’eterno fluiredei giorni» in «un ozio borbonico» fa sì che ’anno giaccia «immobile, come un tronco addormentato»); sparisce ildietro-le-quinte (spazio chiuso, squadrato, in cui «l’ombra avvolge i monti viola e neri che stringonod’ognintorno ’orizzonte»); si calcano grottesche e figure mascherate (si pensi ala Parroccoladal «visoda orchessû, che sfoggia in ribalta «il argo naso piatto, edue enormi radici aperte, a boccaccia sgangherata, i capeli radi, a pele ruvida e gialastrû). Così il suo capolavoro ’Cristo si è fermato ad Eboli’diviene quasi un brogliaccio pre-teatrale chedimentica il tempo esterno, perimetra o spazio interno, o saturadi sagomeda mostacci eda beletti per raccontare questaderiva che si vive come un approdo. Sergiodamaro e Giglioladedonato raccontano questo viaggio forzato che si fa scopertadegli altri, scopertadi sè.
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CarloLevi è un «torinesedel Sud» giacché costretto ala prigionia pËsanadi Gagliano, a novantacinque chilometrida Matera («mile e seicento anime e una strada che finisce»), monta o spettacolodi un Meridione che s’arrocca, presepiale, arcigno quanto amabile. Sfuma a cronomanìada orologio («l’eterno fluiredei giorni» in «un ozio borbonico» fa sì che ’anno giaccia «immobile, come un tronco addormentato»); sparisce ildietro-le-quinte (spazio chiuso, squadrato, in cui «l’ombra avvolge i monti viola e neri che stringonod’ognintorno ’orizzonte»); si calcano grottesche e figure mascherate (si pensi ala Parroccoladal «visoda orchessû, che sfoggia in ribalta «il argo naso piatto, edue enormi radici aperte, a boccaccia sgangherata, i capeli radi, a pele ruvida e gialastrû). Così il suo capolavoro ’Cristo si è fermato ad Eboli’diviene quasi un brogliaccio pre-teatrale chedimentica il tempo esterno, perimetra o spazio interno, o saturadi sagomeda mostacci eda beletti per raccontare questaderiva che si vive come un approdo. Sergiodamaro e Giglioladedonato raccontano questo viaggio forzato che si fa scopertadegli altri, scopertadi sè.
Ebreo assimilato nela aica, protestante e moderata Torinod’inizio Novecento, Carlo evi inciampa nel Sud, inciampa nel Meridione: rimarrà incantatodala visione che nederiva. Un incanto agro, s’intenda, quelo provato nel 1935 quando, per imposizionedi regime, si trova a Gagliano (ovvero Aliano), a "noventacinque chilometrida Matera": 1.600 anime e "la strada che finisce". uogo arroccato tra e rocce, questo piccolo anfratto presepiale (che sembra fatto nondi pietre adagiate ala pietra madi egno, sughero e cartone: adestra un ruscelo, sul fondo il pozzo e il forno) appare -a un primo sguardo- ricettacolo aggrumatodi tradizioni esoteriche, fissazioni contadine, fanfalucheda regime. E, pare, micro-urbanitàda consorteria familistica,da clan,da bar: il podestà è amicodel tutoredela egge che si confessa al prete ch’è amicodel podestà. Sembra una galera al’aria aperta Gagliano: i passi misurati e consentiti, a voce che si smorza ad ogni fiato, o sguardo addossodi continuo. Inizio aspro edisperante ("eterno fluiredei giorni" in un "ozio borbonico", gli sembrad’essere "verme chiusodentro una noce secca"), Carlo evi ne addolcisce progressivamente il patimento superando ritrosie, imbarazzi, giudizi archetipi edimenticando ogni sua precedente convinzione. Si pensi aladimensione temporale ("il nuovo anno giace immobile, come un tronco addormentato") o a quela spaziale, chedisegna pareti naturali intensissime ("un’ombra avvolge i monti viola e neri che stringonod’ognintorno ’orizzonte"). Verranno, così, a comprensione, ’accettazione, adeterminazione aladenuncia; il patimento, a partecipazione, ’attività culturale "meridionalista"; ’amore, a mania, "la beatitudinedel Sud": in un PËse "di castedi potere", in cui abbondano "i parassiti specialisti" Gaglianodiverrà altro uogo, altra possibile formad’esistenza. "Chedelizia! Si sentiva ’aria fresca, a natura...": a ucania sarà come ’infanzia: amata in nostalgia.