Pietralba. Il santuario degli uomini dei monti - 9788868761646

Pietralba. Il santuario degli uomini dei monti: «Una volta all'anno, fin da piccolo, nella vecchia casa del paese di Vigolo Vattaro, sentivo le voci dei genitori e dei nonni preannunciare il vicino pellegrinaggio al santuario della Madonna di Pinè. Bastavano poche parole per gettare noi fanciulli nella gioia più incontenibile - finalmente un viaggio, finalmente l'aranciata al bar di Pergine Valsugana prima di inerpicarsi sulla montagna pinetana - e, nello stesso tempo, nella consapevolezza angosciosa della lunga, stancante e infinita camminata. Perché, a differenza di oggi, il pellegrinaggio consisteva nell'andata ma anche nel ritorno. E le gambe erano quelle che erano e nemmeno molto lunghe vista l'età. Non eravamo così convinti che la "grazia", a cui noi bambini non riuscivamo ad attribuire contorni e significati chiari, fosse una valida ricompensa per tutta quella fatica. Poi, durante le lunghe serate invernali, quando eravamo tutti in cucina attorno al focolare perché le altre stanze non erano riscaldate - soltanto i nonni avevano una piccola stufa ad ole -, ogni tanto usciva un nome: Baissiston. Su quel luogo magico, perché lontano, le parole si rincorrevano una all'altra. Si raccontava - per sentito dire anche dagli anziani - che il santuario era in mezzo a un bosco, che era pieno di avvenimenti prodigiosi, che lì si otteneva la grazia, che il contadino Leonhard aveva visto la Madonna più volte della pastora Domenica Targa. Che la chiesa era alta, come una muraglia calcinata, e i campanili parlavano con il cielo e le campane "ciarlavano" con i pini e gli abeti. Dicevano, gli anziani, che si doveva prendere la corri
"Once a year, since I was a child, in the old house in the village of Vigolo Vattaro, I heard the voices of my parents and grandparents announcing the nearby pilgrimage to the sanctuary of Our Lady of Pinè. A few words were enough to throw us children into the most irretamable joy - finally a trip, finally the orange juice at the bar of Pergine Valsugana before climbing the pinewood mountain - and, at the same time, in the anguished awareness of the long, tiring and endless walk. Because, unlike today, the pilgrimage consisted of the outward journey but also the return. And the legs were what they were and not even very long given the age. We were not so convinced that the "grace", to which we children could not attribute clear contours and meanings, was a valid reward for all that effort. Then, during the long winter evenings, when we were all in the kitchen around the fireplace because the other rooms were not heated - only the grandparents had a small ole stove -, every now and then a name came out: Baissiston. On that magical place, because far away, the words chased each other. It was said - by hearsay even from the elderly - that the sanctuary was in the middle of a forest, that it was full of prodigious events, that grace was obtained there, that the farmer Leonhard had seen the Madonna several times of the pastor Domenica Targa. That the church was high, like a calcined wall, and the bell towers spoke with the sky and the bells "quacked" with pines and firs. They said, the elders, that you had to take the run