Egemonia e consenso. Ideologie visive nell'arte italiana del Novecento - 9788822904249

Egemonia e consenso. Ideologie visive nell'arte italiana del Novecento: Dieci casi in cui l'arte italiana del Novecento è incappata in tagliole ideologiche. Un Tintoretto «fascista» nel 1937, un Courbet «comunista» nel 1954, una farsesca occupazione all'Accademia di Venezia nel 1968. Nel mezzo: alcuni autori eccentrici, messisi pericolosamente di traverso rispetto al mainstream (di volta in volta: Luigi Spazzapan, Corrado Cagli, Leoncillo). Le pagine insurrezionali e ancora oggi memorabili con cui Antonio Banfi distinse moralismo e moralità, insegnando qualcosa di molto importante anche agli artisti. E poi: Ignazio Silone che copia parola per parola Avanguardia e kitsch di Clement Greenberg per tracciare però un'idea tutta sua di arte cristiana e pauperista. L'entente cordiale tra Guttuso e Burri al di fuori degli schieramenti politici e ben dentro la grammatica e la sintassi della buona pittura. La rilettura dell'arte bizantina da parte di Osvaldo Licini e di Lucio Fontana come viatico per un'idea di arte italiana e moderna. Storie che scavalcano i decenni e le cronologie usuali, le cesure di comodo e le svolte generazionali; storie che tracciano una parabola dell'arte italiana e forse dicono anche qualcosa sull'essere stati italiani nel Novecento.
Ten cases in which Italian art of the twentieth century has stumbled into ideological cuttings. A "fascist" Tintoretto in 1937, a "communist" Courbet in 1954, a farcical occupation at the Venice Academy in 1968. In between: some eccentric authors, who have been dangerously sideways from the mainstream (from time to time: Luigi Spazzapan, Corrado Cagli, Leoncillo). The insurrectional and still memorable pages with which Antonio Banfi distinguished moralism and morality, teaching something very important also to artists. And then: Ignazio Silone who copies word for word Vanguard and kitsch by Clement Greenberg to trace, however, an idea of his own of Christian and pauperist art. The friendly entente between Guttuso and Burri outside the political parties and well within the grammar and syntax of good painting. The re-reading of Byzantine art by Osvaldo Licini and Lucio Fontana as viatico for an idea of Italian and modern art. Stories that bypass the usual decades and histories, the cesures of convenience and generational turns; stories that trace a parable of Italian art and perhaps also say something about being Italian in the twentieth century.