Andare a Kobane - 9788867181919

Andare a Kobane: Era il 20 luglio del 2015. A Suruç, capoluogo dell'omonimo distretto turco confinante con la Siria, centinaia di ragazzi e ragazze, militanti della Federazione delle Associazioni Giovanili Socialiste e provenienti da ogni angolo del Paese, si trovano nel giardino del centro culturale insieme a ciò che hanno portato con loro: libri, giocattoli e vestiti utili a dare un contributo alla ricostruzione di Kobane, la città-martire della rivoluzione del Rojava, il luogo in cui l'autorganizzazione popolare ha dimostrato di poter tenere testa e addirittura sconfiggere le milizie fasciste dell'Isis. «L'abbiamo difesa insieme, la ricostruiremo insieme», hanno scritto i giovani socialisti turchi su uno striscione: un messaggio di pace e solidarietà destinato a essere travolto da un violento attacco islamista quando, poco prima di mezzogiorno, la bomba di un attentatore suicida - probabilmente una ragazza diciottenne - uccide 33 persone, ferendone oltre cento. Immediatamente, sorda a qualsiasi dolore, sulla strage di Suruç cala la censura. Gli stessi social network vengono oscurati dal regime del "Sultano", senza riuscire, però, a impedire che tra l'opinione pubblica circolasse una domanda: come è stato possibile, per un attentatore e la sua ingente quantità di esplosivo, riuscire ad attraversare il blindatissimo confine turco-siriano? Oggi che Erdogan guida in prima persona l'offensiva turca contro la Siria del Nord, la storia e la memoria delle vittime di Suruç, raccolte da Arzu Demir, rappresentano un atto di accusa senza precedenti contro l'ipocrisia turca e dei suoi alleati europei
It was July 20, 2015. Hundreds of boys and girls, militants of the Federation of Socialist Youth Associations and from every corner of the country, are in the garden of the cultural centre in Suru, the capital of the Turkish district bordering Syria. what they brought with them: books, toys and clothes useful to make a contribution to the reconstruction of Kobane, the city-martyr of the Revolution of Rojava, the place where the people's self-organization has shown that it can hold its own and even defeat the fascist militias of Isis. "We have defended it together, we will rebuild it together", the young Turkish Socialists wrote on a banner: a message of peace and solidarity destined to be overwhelmed by a violent Islamist attack when, just before noon, the bomb of a suicide bomber - probably an 18-year-old girl - kills 33 people, injuring more than 100. Immediately, deaf to any pain, censorship descends on the massacre of Suru. The same social networks are obscured by the regime of the "Sultano", but without being able to prevent a question circulating among the public: how was it possible, for a bomber and his large amount of explosives, to be able to cross the the Turkish-Syrian border? Today, as Erdogan personally leads the Turkish offensive against northern Syria, the history and memory of the victims of Suru, collected by Arzu Demir, represent an unprecedented indictment against The hypocrisy of Turkey and its European allies.