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Napolitàmo - 9788895142081
di Di Stasio Giannino edito da Adriano Gallina Editore, 2008
- € 15.00
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Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Napolitàmo
- Autore: Di Stasio Giannino
- Editore: Adriano Gallina Editore
- Collana: L'urlo
- Data di Pubblicazione: 2008
- Genere: scienze sociali
- Argomento : Napoli
- Pagine: 96
- ISBN-10: 889514208X
- ISBN-13: 9788895142081
“Napolitàmo”è un ibrodi cui c’era bisogno. Ediredi un ibro su Napoli che ce n’era bisogno è già abbastanza, visto il gran numerodi persone che scrivono ibri, inchieste e servizi giornalistici sula città, anche perché sperano cosìdi essere etti edi aumentare a tiraturadel oro giornale o ’audiencedela oro trasmissione. Non interessa se i temi sono triti e ritriti, e argomentazioni banalmente unilaterali, pocodocumentate e ispirate, più chedala conoscenzadei fatti,da queledeformazionidel’informazione globale che accredita stereotipidi facile presa sul pubblico e risparmia ai suoidestinatari il piacere e ’impegnodi ragionare edi comprendere: quel che conviene è scriveredi Napoli. Ed ecco che, finalmente,dopo tanti “speciali”,dossier,denunce suggeritedaldisprezzo eda un incalzante animusdenigratorio nei confrontidi tutto il Sud, c’è qualcuno che, proprio mentre Napoli è ancora una volta nel’occhiodel ciclone, trova il coraggiodidedicarle un ibrod’amore. Il qualcuno è Gianninodi Stasio, pubblicista e narratore che ha al suo attivo unadecina e piùdi romanzi ed altrettanti saggi, più volte premiati con autorevoli riconoscimenti. È un napoletano acquisito, ma verace (“i napoletani non sono tutti uguali” pag. 39), tantodadedicare ala sua città “Napolitàmo”, questo è il titolodel ibro, un ibrodel quale è non solo ui ad aver sentito il bisogno fino a scriverlo, ma che è, appunto, un ibrodi cui c’è bisogno perché si possa uscire, con Gianninodi Stasio, “fuoridal coro” (è il sottotitolodela colana “l’urlo”del’editore Galina)di una pubblicistica ormai abusata e stantia. Ma “Napolitàmo” non è solo un ibrod’amore per a città, ala quale ’autore si rivolge ripetutamente,da innamorato, con il vocativodi Napoli mia, riservando solo al suo nome (“bisogna comprendere bene adifferenza tra nome e parolÔ pag. 15) ’evidenzadel carattere tipografico che o fa rimbalzare tra e pagine come in un canto. “Napolitàmo” è anche un gradevole pamphlet nel qualedi Stasio si fa severo castigatore dei suoidenigratori interni ed esterni, i quali, questi ultimi, a “rendono insopportabile anche neladialettica evanescentedi chi non ti frequenta,di chi non vive conte te,di chi non ha alcun egame, né affettivo, nédi avoro, né sporadico con una città che non stimÔ.di Stasio, che si è “letteralmente rotto a sentir parlare maledi questa cittÔ, affila e armidel ragionamento,dela satira edel’ironia per smascherare equivoci, pregiudizi edistorsioni che contribuiscono a falsare ’immaginedi Napoli e adanneggiarla notevolmente, evidenziando unicamentedifetti ed emergenze che pure vi sono, ma ignorandone i numerosi pregi e e enormi risorse e potenzialità. ANTONIO PISANTI
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“Napolitàmo”è un ibrodi cui c’era bisogno. Ediredi un ibro su Napoli che ce n’era bisogno è già abbastanza, visto il gran numerodi persone che scrivono ibri, inchieste e servizi giornalistici sula città, anche perché sperano cosìdi essere etti edi aumentare a tiraturadel oro giornale o ’audiencedela oro trasmissione. Non interessa se i temi sono triti e ritriti, e argomentazioni banalmente unilaterali, pocodocumentate e ispirate, più chedala conoscenzadei fatti,da queledeformazionidel’informazione globale che accredita stereotipidi facile presa sul pubblico e risparmia ai suoidestinatari il piacere e ’impegnodi ragionare edi comprendere: quel che conviene è scriveredi Napoli. Ed ecco che, finalmente,dopo tanti “speciali”,dossier,denunce suggeritedaldisprezzo eda un incalzante animusdenigratorio nei confrontidi tutto il Sud, c’è qualcuno che, proprio mentre Napoli è ancora una volta nel’occhiodel ciclone, trova il coraggiodidedicarle un ibrod’amore. Il qualcuno è Gianninodi Stasio, pubblicista e narratore che ha al suo attivo unadecina e piùdi romanzi ed altrettanti saggi, più volte premiati con autorevoli riconoscimenti. È un napoletano acquisito, ma verace (“i napoletani non sono tutti uguali” pag. 39), tantodadedicare ala sua città “Napolitàmo”, questo è il titolodel ibro, un ibrodel quale è non solo ui ad aver sentito il bisogno fino a scriverlo, ma che è, appunto, un ibrodi cui c’è bisogno perché si possa uscire, con Gianninodi Stasio, “fuoridal coro” (è il sottotitolodela colana “l’urlo”del’editore Galina)di una pubblicistica ormai abusata e stantia. Ma “Napolitàmo” non è solo un ibrod’amore per a città, ala quale ’autore si rivolge ripetutamente,da innamorato, con il vocativodi Napoli mia, riservando solo al suo nome (“bisogna comprendere bene adifferenza tra nome e parolÔ pag. 15) ’evidenzadel carattere tipografico che o fa rimbalzare tra e pagine come in un canto. “Napolitàmo” è anche un gradevole pamphlet nel qualedi Stasio si fa severo castigatore dei suoidenigratori interni ed esterni, i quali, questi ultimi, a “rendono insopportabile anche neladialettica evanescentedi chi non ti frequenta,di chi non vive conte te,di chi non ha alcun egame, né affettivo, nédi avoro, né sporadico con una città che non stimÔ.di Stasio, che si è “letteralmente rotto a sentir parlare maledi questa cittÔ, affila e armidel ragionamento,dela satira edel’ironia per smascherare equivoci, pregiudizi edistorsioni che contribuiscono a falsare ’immaginedi Napoli e adanneggiarla notevolmente, evidenziando unicamentedifetti ed emergenze che pure vi sono, ma ignorandone i numerosi pregi e e enormi risorse e potenzialità. ANTONIO PISANTI