Santità! Ma possiamo continuare a dirci cristiani? - 9788849856064

Santità! Ma possiamo continuare a dirci cristiani?: La tesi che Diaconale sostiene in questo suo nuovo libro è che se la Chiesa resiste da oltre duemila anni è perché ha avuto la capacità di adattarsi ai cambiamenti del mondo in cui ha operato. Ma Papa Bergoglio, da buon gesuita cresciuto a pane, peronismo e terzomondismo anticolonialista e anticapitalista, si è spinto più in là dei suoi predecessori. Fino a trasformare l'istituzione inventata da San Paolo nella più grande Ong (senza navi) del pianeta, specializzata nel terreno del politicamente corretto. Abbracciando un modello globalista e pauperista di multiculturalismo e immigrazione incontrollata, il cristianesimo sembra voler abbandonare il suo bimillenario legame con l'Occidente per diventare una sorta di sincretismo buonista universale. Ma - sostiene Diaconale - rinunciare alla propria identità, proprio nel momento in cui non solo il radicalismo islamico ma l'intero mondo dell'Islam usa il proprio mastice religioso per lanciare la propria offensiva di rivalsa e di reconquista nei confronti dell'Occidente, significa arrendersi prima ancora di combattere. Tutto questo viene presentato come una svolta progressista diretta al dialogo con le altre religioni monoteiste. In realtà si tratta di una scelta regressiva che finisce con il cancellare quel tratto identitario della civiltà occidentale - cioè la libertà individuale e la separazione tra Stato e Chiesa - che è una delle componenti indispensabili del cristianesimo. Può, allora - si chiede l'autore - un laico liberale continuare - con Benedetto Croce - a dirsi cristiano? E come può farlo, se il massimo rappresentante de
The thesis that Diaconale argues in this new book is that if the church resists for over two thousand years it is because it has had the ability to adapt to the changes of the world in which it has operated. But Pope Bergoglio, a good Jesuit who grew up in bread, Peronism and anticholonialist and Anticapitalist Terzomondism, went further than his predecessors. To transform the institution invented by St. Paul into the largest NGO (without ships) of the planet, specializing in the terrain of politically correct. Embracing a globalist and pauperist model of multiculturalism and uncontrolled immigration, Christianity seems to want to abandon its millennium bond with the west to become a sort of universal bleeding heart syncretism. But-it supports diaconal-to renounce its own identity, just at the time when not only Islamic radicalism but the whole world of Islam uses its own religious putty to launch its own offensive of revenge and Reconquista towards Of the West, means surrender before we even fight. All this is presented as a progressive turning point for dialogue with the other monotheistic religions. In Reality it is a regressive choice that ends with the obliterate of the identity trait of Western civilization-that is, individual freedom and the separation of church and state-which is one of the indispensable components of Christianity. Can, then-you ask the author-a secular liberal continue-with Benedict cross-to be said Christian? And how can it, if the highest representative of