Notturni e musica nella poesia moderna - 9788864538020

Notturni e musica nella poesia moderna: Che cos'è la notte? Come definirla e segnarne i limiti? È più o è meno mobile lo sguardo di chi la fissa; persiste nella notte la funzione cornice? In che modo la difficoltà di vedere favorisce l'invenzione artistica, l'interrogazione sull'infinito e la morte, i quesiti sull'immaginario, il sogno, il ricordo, l'oblio? Da domande come queste è partita Anna Dolfi nell'ideare un libro di grande novità e suggestione che, tra notturni e musica, si chiede come la letteratura, la pittura, il cinema, l'opera lirica, le tradizioni popolari, le canzoni, abbiano parlato di cecità e di visione, di ossessione e paura, di notti «tenere», disperate, sublimi, misteriose, mistiche, di notti di 'malattia', di notti riparatrici, di notti bianche e di notti insonni, quando il tentativo è resistere creando, per sfidare l'approssimarsi dell'alba. L'icona della mozartiana Regina della notte, assieme a quella di un Pierrot schönberghiano, ha accompagnato come in controluce una cinquantina di studiosi e giovani ricercatori italiani e stranieri che, partendo dal Settecento, dai canti di Ossian, lungo un percorso notturno europeo sostenuto da teorici (Nietzsche, Bachelard, Jankélévitch...) e musica (Mozart, Chopin, Schubert, Schumann, Fauré, Debussy, Britten...), hanno lavorato su Novalis, Hölderlin, il Romanticismo tedesco, Rilke, Celan, Müller, Hugo, Chenier, Baudelaire, Proust, Cocteau, Bonnefoy..., declinando i notturni italiani dalle elegie cimiteriali di Pindemonte a Leopardi, Di Giacomo, D'Annunzio, Onofri, Campana, Saba, Ungaretti, Sbarbaro, Montale, Penna, Pavese, Gatto, Caproni, Luzi, Bigon
What is night? How to define it and mark its limits? It is more or less mobile the gaze of the star; persists in the night the frame function? How does the difficulty of seeing foster artistic invention, the question of infinity and death, questions about the imagination, the dream, the memory, the oblivion? From questions like these began Anna Dolfi in creating a book of great novelty and suggestion that, between night and music, wonders how literature, painting, cinema, opera, folk traditions, songs, have talked about blindness and vision, obsession and fear, of "tender" nights, desperate, sublime, mysterious, mystical, nights of 'illness', restorative nights, white nights and sleepless nights, when the attempt is to resist creating, to defy the approach of dawn. The icon of the Mozart Queen of the Night, together with that of a Pierrot schonberghiano, has accompanied as in the background about fifty Italian and foreign scholars and researchers who, starting from the eighteenth century, from the songs of Ossian, along a path European night supported by theorists (Nietzsche, Bachelard, Jankélévitch...) and music (Mozart, Chopin, Schubert, Schumann, Fauré, Debussy, Britten...), have worked on Novalis, Handelderlin, German Romanticism, Rilke, Celan, Muller, Hugo, Chenier, Baudelaire, Proust, Cocteau, Bonnefoy..., declining Italian nocturnals from the cemetery elegies of Pindemonte to Leopardi, Di Giacomo, D'Annunzio, Onofri, Bell, Saba, Ungaretti, Sbarbaro, Montale, Pen, Pavese, Cat, Caproni, Luzi, Bigon