Grand hotel Abisso - 9788845276903

Grand hotel Abisso: Negli anni Novanta si aveva un sogno, quello di una finanza capace di sostituirsi all'economia reale e di garantire benessere e crescita illimitata. Ma il sogno è crollato. Il nostro mondo ha perso credibilità, si è ridotto a un involucro artificiale: si fa mostra di corpi dopati dalla chimica e dal fitness o rimodellati iperbolicamente dalla chirurgia estetica, mentre soccombe la vita privata esposta in vetrina e messa all'asta. Le ragioni dell'individuo scompaiono nell'individualismo di massa, spopola la coercizione del narcisismo da facebook e da twitter o dei pomeriggi da flàneur forzati all'Ikea e da Abercrombie. Il mito occidentale sembra migrare a Dubai, dove i ricchi occidentali fanno i profughi volontari in Oriente, ma è un espatrio fallimentare e incapace di autentico esilio. Chi rimane invece si specchia, con sguardo consapevole e sbigottito, nell'allucinante iperrealtà dell'architettura di oggi: il delirio verticale dei grattacieli si converte nella regressione infantile dell'Ovest del mondo. Forse è dalle rovine, in quanto simboli della memoria, che dobbiamo ripartire. Igino Domanin, con la violenza verbale di chi non si rassegna, invita i vivi a ricostruire la loro genealogia, a riconnettersi con il proprio passato, per fare piazza pulita, si spera, di tutta questa infinita deriva concettuale, morale, politica.
In the 1990s he had a dream, that of a finance able to substitute itself for the real economy and ensure well-being and unlimited growth. But the dream has collapsed. Our world has lost credibility, was reduced to an artificial casing: do you view doped bodies by chemistry and fitness or reshaped hyperbolically from cosmetic surgery, while private life exposed succumbs in showcase and auctioned. The individual reasons disappear in individualism, depopulated mass coercion of narcissism from facebook and twitter or afternoons from Ikea and forced fl??neur from Abercrombie. The Western myth seems to migrate to Dubai, where the rich make refugees Western volunteers in the East, but is an expatriation and incapable of genuine exile. Who is reflected, with conscious and looking shocked, because today's architecture Hyperreality: vertical delirium of skyscrapers in infantile regression turns of Western world. Maybe it's from the ruins, as symbols of remembrance, that we have to start. Igino Domanin, with verbal violence of those who resigned, invites alive to rebuild their genealogy, to reconnect with their past, to make a clean sweep, hopefully, all this infinite conceptual, moral drift, politics.