La memoria vegetale e altri scritti di bibliofilia - 9788893446310

La memoria vegetale e altri scritti di bibliofilia: "Abbiamo una memoria organica, registrata, custodita ed elaborata dal nostro cervello, e sin dalle origini l'uomo si è affidato a una memoria minerale, incidendo pietre o tavolette d'argilla - sino alla memoria di silicio dei nostri computer attuali. Accanto a queste due memorie si è sviluppata una memoria vegetale, dai papiri sino alla carta di stracci e alla carta tratta dal legno che si usa ai giorni nostri. Ed esempio principe di memoria vegetale è il libro, l'amore del quale si chiama bibliofilia. Che cosa vuole dire collezionare libri, antichi o in ogni caso di pregio? Il bibliofilo vive un piacere solitario perché, se raccogliesse porcellane cinesi, le terrebbe nel soggiorno e i visitatori ne rimarrebbero estasiati, mentre non sa mai per chi tirar fuori da scaffali segreti i propri esemplari più preziosi. I non bibliofili non capiscono perché un libercolo secentesco in dodicesimo, dai fogli arrossati, possa rappresentare l'orgoglio di chi è l'unico ad averne l'ultima copia ancora in circolazione. E se apprezzano un incunabolo dalle pagine ancora bianche e crocchianti, splendidamente miniato o rubricato, ne sfogliano alcune pagine ma non sono sensibili alla storia che quel libro narra, talora attraverso i suoi pochi segni di usura o le annotazioni manoscritte a margine, di pari antichità. Gli scritti di questo libro sono usciti in varie occasioni e dedicati ai bibliofili. Ma, tranne forse il saggio sulla Hanau 1609 (ormai entrato in tutte le bibliografie specializzate, e la cui lettura richiede gusto antiquario, passione filologica e profondo amore per il libro antico
"We have an organic memory, recorded, stored and processed by our brains, and from the beginning, man has entrusted a mineral memory, carving stone or clay tablets-until the Silicon memory of our current computers. Alongside these two memories developed a papyrus plant, from memory card carte until the wood comes from rags and usa today. And as the Prince plant memory is the book, the love wherewith it is called Bibliophily. What does it mean to collect books, ancient or otherwise of value? The bibliophile lives a solitary pleasure because, if it were to include Chinese porcelain, would hold in the living room and the visitors would remain in awe, as he never knows for whom pulling from shelves secrets your most precious specimens. I do not understand why a seventeenth-century bibliophile not worthless book in twelfth, leaves reddened, may represent the pride of who is the only one to have the latest copy still in circulation. And if you appreciate an incunabulum from pages still crocchianti and white, beautifully miniato or entitled, I browse some pages but are not sensitive to the story than that book recounts, sometimes through its few signs of wear or handwritten annotations to margin, of equal antiquity. The writings of this book came out on a number of occasions and for bibliophiles. But, except maybe the essay on Hanau 1609 (now entered in all specialized bibliographies, and whose reading requires philological and antiquarian taste, passion, profound love for ancient book