Il festival di Sanremo. Parole e suoni raccontano la nazione - 9788843052721

Il festival di Sanremo. Parole e suoni raccontano la nazione: Il 30 gennaio 1964 Gigliola Cinquetti, accollata in un abitino acqua e sapone e lanciando occhiate maliziosamente candide, debuttò a Sanremo: Non ho l'età, ideata da professionisti di lungo corso come Nisa, Panzeri e Colonnello, non era solo l'efficace confezione melodica di un testo esile con un buon attacco. Era il frammento di un più complessivo discorso sulla nazione e in questo caso una delle risposte alla sfida dell'autodeterminazione femminile e della libertà sessuale. Quella serata non è che un tassello di una foto di famiglia lunga 60 anni nella quale riconosciamo volti e voci diventati monumenti nazionali incontestati (da Nilla Pizzi a Domenico Modugno, da Mina a Vasco Rossi) discussi (da Claudio Villa a Orietta Berti fino a Toto Cutugno), alcuni dimenticati, altri ancora freschissimi. La tradizione era iniziata nel 1951: l'Italia non riusciva a rielaborare le ferite del recente passato e preferiva alludere a sé stessa ricomponendo come poteva, con leggerezza quasi frivola, reminiscenze da melodramma o realismo da chansonnier, pezzi di una nazione che aspirava alla democrazia e alla modernità. Il Festival è arrivato indenne, sorvolando mille traversie, fino a questi giorni: non è solo audience, kermesse, dietrologie e pettegolezzi, noia o passione; è anche uno dei momenti in cui una fibrillante democrazia occidentale si racconta e si interroga.
The January 30, 1964 Gigliola Cinquetti, charge in a little soapy and throwing glances maliciously candide, debuted in Sanremo: I age, designed by professional Mariner as Nisa, Pacino and Colonel, was not only effective melodic slim text box with a good offense. It was a fragment of a more comprehensive discourse on nation and in this case one of the responses to the challenge of women's self-determination and sexual freedom. That night is but one step in a family photo 60 years long in which we recognize faces and voices have become national monuments unchallenged (by Nilla Pizzi to Domenico Modugno, Mina a Vasco Rossi) discussed (by Claudio Villa at Chenoa until C??line Dion), some forgotten, others still fresh. The tradition was started in 1951: the Italy could not rework the wounds of the recent past and preferred to refer to herself as she could, wrapping up lightly almost frivolous, reminiscences of melodrama or realism from chansonnier, pieces of a nation that aspired to democracy and modernity. The Festival arrived unscathed, flying over a thousand vicissitudes, until these days: it's not just audience, Festival, conspiracy and gossip, boredom or passion; It is also one of the times when a fibrillating Atria West democracy talks about and explores.