La città inquieta. Culture rivolte e nuove socialità - 9788813358402

La città inquieta. Culture rivolte e nuove socialità: Di fronte a frammentazioni sociali, a rimodellamenti culturali, economici e politici di portata planetaria che impattano nella vita quotidiana degli individui, la città è inquieta. I cittadini fronteggiano trasformazioni non volute e a volte inattese, alcuni costruendo nuovi immaginari sociali inclusivi delle diversità; altri, al contrario, chiudendosi alla presenza dei migranti e guardando nostalgicamente al passato. A Roma come a Parigi, le periferie o le banlieue tentano con difficoltà, a volte attraverso la violenza e la rivolta, di reagire a forme di marginalità accelerata nella città postfordista. Lo iato tra l'azione sistemica di poteri globali, il capitale finanziario e politiche neoliberiste, da una parte, e individui e gruppi e le loro esigenze di democrazia dall'altra, appare difficilmente colmabile dalle istituzioni odierne locali e nazionali. Sperimentando nuove socialità e pratiche inclusive, diverse azioni collettive tentano di ricostruire un tessuto sociale che includa i migranti, che riproponga unità e partecipazione nel quartiere, cura dei beni pubblici e gestione degli stessi. Attraverso nuove formulazioni del "bene comune", gli attori ripartono dalla scuola, dal quartiere, dal cinema o dal teatro, proponendo forme di gestione e cura a volte sussidiarie e di supporto delle istituzioni, altre volte di alternativa a esse. L'inquietudine della città conduce allora a tentativi di rafforzamento, rigenerazione o di creazione di nuove istituzioni.
Faced with social fragmentation, cultural, economic and political remodeling that impact the daily life of individuals, the city is restless. Citizens face unintentional and sometimes unexpected transformations, some building new social imaginaries inclusive of diversities; Others, on the contrary, closing in on the presence of migrants and looking nostalgically to the past. In Rome as in Paris, the suburbs or the banlieue try with difficulties, sometimes through violence and revolt, to react to forms of accelerated marginality in the post-Fordist city. The hiatus between the systemic action of global powers, the neoliberalist financial and political capital, on the one hand, and individuals and groups and their needs for democracy on the other, appears to be difficult to fill by local and national institutions today. Experiencing new socialities and inclusive practices, various collective actions try to reconstruct a social fabric that includes migrants, which reproposes unity and participation in the neighbourhood, care of public goods and management of the same. Through new formulations of the "common good", the actors start from the school, the neighbourhood, the cinema or the theatre, proposing forms of management and care sometimes subsidiary and support of the institutions, other times of alternative to them. The unrest of the city leads then to attempts at strengthening, regeneration or the creation of new institutions.