Novecento a fil di penna. La poesia di Felice Fatati - 9788869956492

Novecento a fil di penna. La poesia di Felice Fatati: «Sono passati quasi trent'anni dalla pubblicazione di Poesie ed epigrammi, una raccolta di poesie e scritti in apparenza confusi ma in realtà tesi a tracciare un diario di vita, una sorta di autobiografia postuma. Perché Fatati, zio Felice, in vita, non aveva mai sentito il bisogno di dare alle stampe e quindi di fermare su un foglio di carta qualcosa che in modo assolutamente dinamico rincorreva il tempo. Le emozioni del momento. E sulla carta aveva sempre fissato con il tratto le parole (le poesie e gli epigrammi), le immagini (lo stimolo visivo) e lasciato alla voce, la propria, la spiegazione colta dei pensieri (ragionamento). Solo una volta lo vidi tracciare un segno rapido su un foglio senza alcun suono. Era la fine di novembre del 1977 e con il basco, i baffi lunghi, l'aria stanca, gli occhi vivi, le tasche stracolme di fogli, aveva chiuso la porta della sua abitazione-studio, a palazzo Morandi, accompagnato da un giovane medico: suo nipote (chi oggi scrive). Lo scatto della serratura, un momento di esitazione, due righe e un disegno tracciato in fretta su un piccolo pezzo di carta poi appeso vicino alla targa. Il disegno: lui che vola in alto; la scritta: "buona permanenza da parte del dottore che se ne va". E poi giù per le scale senza una parola senza voltarsi indietro. Un saluto ai propri pazienti, un'ultima, corretta diagnosi. In questo volume il contenuto di Poesie ed epigrammi, ormai esaurito nell'edizione originale, viene dilatato fino a presentare un primo importante lavoro del 1923. Felice Fatati aveva da poco compiuto quindici anni, ma la giovane età non g
"Almost thirty years have passed since the publication of Poems and Epigrams, a collection of poems and writings that were apparently confused but actually aimed at drawing a life diary, a kind of posthumous autobiography. Because Fatati, Uncle Felix, in life, had never felt the need to give the prints and then to stop on a sheet of paper something that in an absolutely dynamic way chased the time. The emotions of the moment. And on paper he had always fixed with the stroke the words (the poems and the epigrams), the images (the visual stimulus) and left to the voice, his own, the cultured explanation of thoughts (reasoning). Only once did I saw him draw a quick mark on a sheet without any sound. It was the end of November 1977 and with the Basque, the long mustache, the tired air, the living eyes, the pockets full of sheets, he had closed the door of his house-studio, at Morandi Palace, accompanied by a young doctor: his nephew (who writes today). The click of the lock, a moment of hesitation, two lines and a drawing quickly drawn on a small piece of paper then hung near the plaque. The drawing: he flying high; the inscription: "good stay on the part of the doctor who leaves." And then down the stairs without a word without turning back. A greeting to their patients, one last, correct diagnosis. In this volume the content of Poems and epigrams, now exhausted in the original edition, is expanded to present a first important work of 1923. Happy Fatati had recently turned fifteen, but the young age did not g