Gli economisti, il mercato, le istituzioni. Una storia del pensiero economico - 9788834887752

Gli economisti, il mercato, le istituzioni. Una storia del pensiero economico: Dalla nascita della scienza economica gli economisti hanno posto al centro della loro riflessione il mercato e si sono interrogati su come espanderne, ma anche, ove necessario, delimitarne l'ambito. Adam Smith ha paragonato l'operare del mercato all'azione di una Mano Invisibile, ma subito, quasi pentendosene, ha individuato numerosi casi in cui la Mano Invisibile non funziona o funziona in modo perverso. Jeremy Bentham ha visto nel mercato il modo più efficiente di coordinare la felicità privata con la felicità pubblica, ma è stato pronto a denunciare i sinister interests che si muovono all'ombra di esso. Giandomenico Romagnosi ha previsto intorno alla "concorrenza sbrigliata" una cortina di protezione degli individui fatta di norme giuridiche e di regole di condotta etiche. Francesco Ferrara ha rivendicato l'autonomia del mercato dalle intromissioni della politica. Alfred Marshall ha rappresentato un mercato, o meglio una pluralità di mercati, con forme organizzative (i sindacati, le imprese, le industrie, i distretti) sempre mobili e in continua evoluzione. Joseph Schumpeter ha scavato un solco fra il modello statico dell'equilibrio economico e il dinamismo del mercato oligopolistico basato sul binomio banchiere-imprenditore, denunciando con preoccupazione le tendenze storiche all'affievolimento di questa sinergia. John Maynard Keynes ha respinto le concezioni naturalistiche del mercato e lo ha rappresentato come una delicatissima macchina artificiale.
Since the birth of economic science, economists have put reflection on the market and questioned how to expand it, but also, if necessary, delimit the scope of the scope. Adam Smith compared market to the action of an Invisible Hand, but immediately, almost has identified numerous cases where the Invisible Hand does not works or works perversely. Jeremy Bentham saw in the market the more efficient way to coordinate private happiness with happiness public, but he was ready to denounce the sinister interests that move in the shadow of it. Giandomenico Romagnosi predicted around the "unbalanced competition" a curtain of protection for individuals made of legal rules and ethical rules of conduct. Francesco Ferrara market autonomy from policy meddling. Alfred Marshall represented a market, or rather a plurality of markets, with organizational forms (unions, businesses, industries, districts) mobile and constantly evolving. Joseph Schumpeter dug a groove between the static model of economic balance and the dynamism of the market oligopolistic based on the banker-entrepreneur pairing, denouncing with historical trends in the weakening of this synergy. John Maynard Keynes rejected the naturalistic conceptions of the market and represented like a very delicate artificial machine.