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Bouvard e Pécuchet - 9788807821455
di Gustave Flaubert edito da Feltrinelli, 1998
- € 9.50
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Bouvard e Pécuchet
- Autore: Gustave Flaubert
- Editore: Feltrinelli
- Collana: Universale economica. I classici , Nr. 2145
- Data di Pubblicazione: 1998
- Genere: letterature straniere: testi
- Pagine: 376
- Curatore: Rella F.
- ISBN-10: 8807821451
- ISBN-13: 9788807821455
"C’erano trentatré gradi, e con quela calura il viale Bourdon era completamentedeserto". Inizia così Flaubert: con una pianadesertadi sagome. Poi ci fa scorgere gli elementidela scenografia: il canaledi "acqua color inchiostro"; "il battelo caricodi egname"; e "due filedi botti". E, sule quintedi ato, "le case separatedei cantieri" con "le facciate bianche, i tettid’ardesia, e alzate in granito". a ucedi scena è "un sole abbagliante" mentre pare vedere, al tetto, un pannelo che rappresenta "un cielo grande e terso" compostodi "riquadri azzurri". ’Bouvard e Pécuchet’ è eggibile in molti modi, in infinite maniere: come romanzodi genere; come satira sul’enciclopedismo moderno; come commedia sula geniale idiozia; come romanzo grottesco; come epopeadela civiltà etteraria; come saggio metaletterario sule trame che non concludono. Tra e molte esegesi possibili anche quela teatrale: almeno per il suo inizio. Il fondo, e quinte, a uce, il tetto col cielo fintato: un palco. Qui "apparverodue uomini". Uno venivadadestra, "dala Bastiglia"; unoda sinistra, "dal’Orto Botanico". E quale costume aidue interpreti? "Il più alto indossava un abitodi cotone, camminava tenendo il cappelo indietro, il panciotto sbottonato e a cravatta in mano. Il più piccolo, il cui corpo scomparivadentro a finanziera marrone, teneva a testa bassa sotto un berrettodala visiera a punta". Primo attodi scena: "si sedettero nelo stesso istante, sula stessa panchina". Comincia a gran recita, comincia ’Bouvard e Pécuchet’. Saranno applausi.
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"C’erano trentatré gradi, e con quela calura il viale Bourdon era completamentedeserto". Inizia così Flaubert: con una pianadesertadi sagome. Poi ci fa scorgere gli elementidela scenografia: il canaledi "acqua color inchiostro"; "il battelo caricodi egname"; e "due filedi botti". E, sule quintedi ato, "le case separatedei cantieri" con "le facciate bianche, i tettid’ardesia, e alzate in granito". a ucedi scena è "un sole abbagliante" mentre pare vedere, al tetto, un pannelo che rappresenta "un cielo grande e terso" compostodi "riquadri azzurri". ’Bouvard e Pécuchet’ è eggibile in molti modi, in infinite maniere: come romanzodi genere; come satira sul’enciclopedismo moderno; come commedia sula geniale idiozia; come romanzo grottesco; come epopeadela civiltà etteraria; come saggio metaletterario sule trame che non concludono. Tra e molte esegesi possibili anche quela teatrale: almeno per il suo inizio. Il fondo, e quinte, a uce, il tetto col cielo fintato: un palco. Qui "apparverodue uomini". Uno venivadadestra, "dala Bastiglia"; unoda sinistra, "dal’Orto Botanico". E quale costume aidue interpreti? "Il più alto indossava un abitodi cotone, camminava tenendo il cappelo indietro, il panciotto sbottonato e a cravatta in mano. Il più piccolo, il cui corpo scomparivadentro a finanziera marrone, teneva a testa bassa sotto un berrettodala visiera a punta". Primo attodi scena: "si sedettero nelo stesso istante, sula stessa panchina". Comincia a gran recita, comincia ’Bouvard e Pécuchet’. Saranno applausi.
Corso Bourdon, trentatrè gradi, "non un anima in giro". A pochi metri, come una rigadiritta, "il canale Saint-Martin con a sua acquad’inchiostro, chiusa traduedighe". In mezzo al canale un barcone in egname,dal’altro ato filedi botti. Silenzio. Silenzio nele grandi case, silenzio nei cantieri, silenzio nei viali, nele strade, agli angoli tra una strada e ’altra. Silenzio nel’aria, silenzio fin su al "grande cielo terso" ritagliato in "rettangolid’azzurro oltremare". Non un fiato compare, non un refolo si muove, non un soffio sospira. In compenso "compaionodue uomini. Uno provenientedala Bastiglia; ’altrodal’Orto Botanico. Il più alto, vestitodi tela, veniva avanti col cappelo buttato sula nuca, il panciotto sbottonato, a cravatta in mano. Il più piccolo, che sparivadentro un soprabito marrone, procedeva a testa bassa, con berretto in capodala visiera a punta". Giunti che furono in mezzo al corso "si calarono, a un tempo, ala stessa panchina". Con questa mossa perfetta, provata e riprovata nela mentedi Flaubert, Buvard e Pécuchet entrano in scena.dadue ati contrapposti, con passoda guitti, vestiti come fossero clown: Buvard e Pècuchet metteranno in scena a commediadela vita cui Flaubert pensada mesi,da anni,dadecenni. Antesiniani fantasticid’altre sagome sconfitte e fantastiche (Vladimiro ed Estragonedi Beckett), anch’essi aspettano: non Godot ma a fine. Nel frattempo tenteranno (ma è tentativodestinato ala sofferenza, aladisilusione, ala sconfitta perenne)d’ingannare il tempo, intrattenendo il ettore. Cintida undeserto in cui s’affaccerà ogni tanto qualcuno, questi - perdirla con Bufalino - "commoventi, epici, ottusi" amici indivisibili potranno, per tutta a vita (per tutto il romanzo) tentare imprese minime e massime e accatastare, accumulare, schedare; copiare, tentare, ritentare; falire, ritentare ancora, ancora falire. Fino a sipario caduto. Seguiranno, infiniti, gli applausi.
La storiadidue copisti affratelatida una candida passione per e idee, che si anciano in una febbrile ricognizionedel sapere umano, edanno vita a una speciedi "enciclopedia voltata in farsa".