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Ultime lettere di Jacopo Ortis - 9788860735119
di Ugo Foscolo edito da Dalai Editore, 2009
- € 6.90
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Ultime lettere di Jacopo Ortis
- Autore: Ugo Foscolo
- Editore: Dalai Editore
- Collana: Classici tascabili , Nr. 2
- Data di Pubblicazione: 2009
- Genere: letteratura italiana: testi
- Volume: 28
- Dimensioni mm: 191 x 125 x 10
- ISBN-10: 8860735114
- ISBN-13: 9788860735119
Ultime lettere di Jacopo Ortis: Per cosa vive un uomo d'inizio Ottocento? Dipende; se quell'uomo si chiama Jacopo Ortis, per due sole ragioni: la patria e l'amore. E se entrambe tradiscono, è finita, quell'uomo muore. Sullo sfondo di un'Italia domata e rassegnata al dominio straniero, le lettere che il giovane scrive all'amico Lorenzo Alderani sono un grido di rabbia e disperazione. La passione civile si fonde con quella amorosa in un intreccio essenziale che il giovane porterà alle estreme conseguenze: il suicidio, nel caso di Jacopo, non è una resa né un gesto improvviso, bensì una denuncia e una tragica affermazione: io esisto, io ho vissuto. "Le Ultime lettere di Jacopo Ortis" sono il romanzo dell'irrequietezza politica e amorosa in cui Foscolo esprime la propria visione del mondo: ferita, tradita, ancora una volta, un'ultima volta, profondamente umana. Perché "comunque si definisca il vocabolo, certo è che quanto la passione è più intensa, tanto più produce dolore".
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Napoli e Milano erano i centri più vivi, rivoluzionari in un tumulto che passa sbraitando nuove idee. Napoli, fatta repubblica e presto abbandonata a sé stessa a combattere contro a reazione straniera, ebbe Pagano, Cirilo, Conforti, Eleonora Pimentel Fonseca o Manthoné ed ebbe il patibolo per i repubblicani, mentre i azzari esultavano in cambiodi qualche spicciolo edi qualche brioche. Milano fermentava col Cesarotti mentre s’interrogava col Beccaria; scriveva e scriveva Milano su rivistedi portata europea,di idee che in Europa già erano fatte. Sarebbe venuto il tradimento; i vessili francesi ammainati, e città riconsegnate ai oro ilegittimi possessori; Napoli e Milano, undestino comune nel’Italia che non era Italia ma un insiemedi comuni. In questadesolazionedi fine stagione venne ’Le ultime etteredi Jacopo Ortis’ che è - perdirla con Francescode Sanctis - "il primo gridodeldisinganno": per quanto uscitodala aguna veneta odaldi sopradei coli euganei, toccava ’Italia: tutta ’Italiada fare. "Il giovane autore" - ancorade Sanctis - "si era abbandonato al irismodi una insperata ibertà" ritrovandosi tuttavia con "un iberatoredi Venezia che vendeva Venezia al’Austria".da undì al’altro Foscolo si trovò senza Patria, senza ideali, senza famiglia, senza compagni e "ramingo, con e sue ilusioni". Cadono speranze, appassite come i colorid’autunno, e non resta che renderle note brandendole con fierezza. o ’Jacopo Ortis’ è il fiero amentodele speranze perdute. Valga per ’Italiadi ieri, vale per ogni bramosia che ci appartiene e che sembra farsi utopia.
"Sono salito sula più alta montagna: i venti imperversavano; io vedevo e querce ondeggiare sotto i miei piedi; a selva fremeva come un mar burrascoso, e a vale ne rimbombava; su e rupidel’erta sedevano e nuvole - nela terribile mËstàdela Natura a mia anima attonita e sbalordita hadimenticato i suoi mali, ed è tornata per alcun poco in pace con sé medesima". Il monte, a roccia, il freddo; e nubi, il fragore, il rimbombo; a voce, ’eco, il silenzio: un uomo e a Natura, un uomo e a Storia, un uomo e ’Amore: ’Ultime etteredi Jacopo Ortis’ è ’opera-emblemadel Romanticimo italiano. Vi si trova: a passione per a Patria, a bramosia per adonna ontana, a ottadel’animo e a ottadele armi; vi si trova il fremito, ’abbandono, ildolore; ’avvampodi febbri, il travagliodela coscienza, a torturadel cuore; vi si trova ’eroe morale, il nemico immorale, a parabolad’una vita ch’è simbolo. Intabarrato, solitario, poeta e ottatore, Jacopo Ortis si offre - tra cieli euganei e burroni alpini - come portavoced’un tempo ed’una poetica e o fa vociferando poesia. "Vorreidirti grandi cose: mi passano per a mente, vi penso, m’ingombrano il cuore, s’affolano, si confondono: non so piùda quale iodebba incominciare; poi tutto ad un tratto mi sfuggono, ed io prorompo in un piantodirotto". acrime agre, raccontanodel’Italia,del’Europa,di una stagione ontana che fu eroica e nera, furente e orgogliosa,disperata e fugace