Bonum ordinis. Studi di etica sociale e della cultura - 9788861345553

Bonum ordinis. Studi di etica sociale e della cultura: La nostra epoca è segnata da una "lotta per la rappresentanza" tra grandi simbolizzazioni dell'ordine (E. Voegelin); come riedificare, a partire da ciò, una teoria politica in grado di parlare all'uomo nella sua integralità, e di parlare a tutti gli uomini? All'inizio del novecento, il neoromantico Othmar Spann, con la sua scienza sociale "universalista", rinnova l'ideale classico di una teoria politica intesa come "scienza architettonica" e, contro il positivismo e le dottrine dell'avalutatività (M. Weber), il tema di una finalità propria della comunità nel suo insieme, che eccede gli interessi dei singoli suoi membri. Ma per poter raggiungere nuovamente un'idea di ordine condiviso, e una concezione teleologica della vita civile, per prima cosa nella nostra cultura bisogna sgombrare il campo da una gran quantità di visioni distorte e frammentarie del mondo che si sono affermate nel senso comune tardo-moderno, e che dimostrano di continuare a dominare il nostro linguaggio politico-esistenziale ben oltre la "fine delle ideologie".
Our age is marked by a "struggle for representation" between large symbolizations of order (e. Voegelin); How to rebuild, starting from this, a political theory that can speak to man in his entirety, and to speak to all men? In the early 20th century, the neo-romantic Othmar Spann, with its universalist "social science", renews the classical ideal of a political theory understood as "architectural" Science and against positivism and the doctrines of avalutativit?? (m. Weber), the theme of an aim which is proper to the community as a whole, which exceeds the interests of individual members. But in order to achieve again an idea shared, and order a teleological conception of civic life, first in our culture we must clear away from a lot of distorted and fragmentary visions of the world that have established themselves in the usual sense late-modern, and demonstrating to continue to dominate our political-existential language far beyond the "end of ideology".