Cronache dal fondale. Fare anima e psichiatria in un servizio pubblico - 9788871866949

Cronache dal fondale. Fare anima e psichiatria in un servizio pubblico: "Fare anima " è un'espressione del poeta romantico J. Keats e poi ripresa da J. Hillmann. Significa vivere in rapporto con la propria interiorità, conoscerne il paesaggio. Fare anima nel lavoro psichiatrico, significa mettersi a confronto con l'interiorità altrui, con l'altrui paesaggio. Uno psichiatra più di qualsiasi altro medico ha da essere ben consapevole di sé lavorando con un unico strumento: se stesso. E ciò a dispetto di molta tecnica ora a disposizione. Manuali diagnostici, linee guida, rating scales, mettono a distanza l'interlocutore, per vederlo meglio, certo, per oggettivarlo si dice. Il rischio però è proprio quello di ridurre l'altro ad oggetto. La medicina si è disumanizzata, almeno così viene avvertita dalla gente. Molta tecnica ha raffreddato i cuori e le menti. La psichiatria ha conosciuto momenti di grande entusiasmo e di impegno sociale. Molto di questo entusiasmo è rifluito in altri campi di interesse, (le neuroscienze ad esempio), e le idealità di un tempo sembrano essersi inaridite. Abbiamo imparato a dare moltissime risposte ma ci siamo dimenticati delle domande che spesso nella loro semplicità si rivelano di una profondità abissale. Una per tutte: che senso ha la mia vita? Molte persone vengono sommerse da questa domanda e vanno a fondo. Qualcuno ci resta, qualcuno riemerge. Il lavoro dello psichiatra potrebbe risolversi nella sua essenza nello scandagliare il fondo dove si inabissa l'anima di molte coscienze. Lo strumento di esplorazione e di recupero è la nostra stessa anima.
"Having soul" is an expression of the romantic poet j. Keats and then picked up by j. Hillmann. It means to live in relationship with their own interiority, know the landscape. Do soul in psychiatric work, means getting compared to the inner of others, with the other's landscape. A psychiatrist more than any other doctor has to be well aware of himself by working with a single tool: himself. And this in spite of much technology now available. Diagnostic manuals, guidelines, rating scales, put the remote interlocutor, to see it better, of course, to oggettivarlo it says. The risk, however, is precisely to reduce the other to object. The medicine was dehumanized, so is felt by people. A lot of technique has chilled the hearts and minds. Psychiatry has known moments of great enthusiasm and social commitment. Much of this enthusiasm is flowed back to other camps nearby, (Neuroscience for example), and the ideality of yesteryear seem to have withered. We learned how to give many answers but we forgot the questions often in their simplicity they reveal a deep cavern. One for all: what is the point of my life? Many people are overwhelmed by this question and go to the bottom. We have someone, someone emerges. The psychiatrist's work could result in its essence in plumb the bottom where it submerges the soul of many consciences. Exploration and recovery tool is our own soul.