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Care ragazze. Un promemoria - 9788860364555

di Vittoria Franco edito da Donzelli, 2010

Informazioni bibliografiche del Libro

 

Vittoria Franco , ricercatricedi Storiadela Filosofia ala Scuola normale superioredi Pisa e senatricedal 2001, ha scritto un intenso saggiodedicato ale Care ragazze con ’intentodi redigere un promemoria (così recita anche il sottotitolodel ibro) usando un inguaggio “semplice ediretto” e , soprattutto, “senza paternalismi”. Diversi e tutti importanti i puntidi partenzadi questo prezioso ibretto. Primadi tutto a scrittrice ricorda che i “diritti”deledonne sono acquisiti, non sonodati “per naturÔ e quindi ricostruisce tutto un percorso perdare a questi stessidiritti a orodimensione storica. Idiritti, come sono stati acquisiti, possono essere perduti: e formedidiscriminazione mutano, si mimetizzano, ma restano e si ripropongono in continuazione, spesso sotto forme ingannevoli. Oggi, in particolare, e giovani generazioni femminili che si trovano a goderedi una ibertà straordinaria e mistificantedebbono vigilare per non confondere “La ibertà sessuale conquistata neidecennidel femminismo con o scambio sessuale, e ’autodeterminazione con adisponibilità totaledi se stesse come corpoda esibire eda offrire”. Perdendo così ognidiritto al’esercizio autonomo e consapevoledeidiritti ala ibertà in senso civico. Emerge anche con forza ildurevole stereotipodi unadonna fatta su misuradeidesideri maschili al quale si contrappone una ricca galeriadidonne coraggiose che ad esso si sono ribelate. Progetti ed idee maturano fino ad imporsi in maniera esplosiva nel Novecento. Fra e testimonianze che V. Francodescrive vorrei ricordare Hanna Arendt e Virginia Woolf e, soprattutto, uce Irigaray .Gli scritti di questa filosofa risultano spesso assai impegnativi ma V. Franco ha e parole giuste per renderli comprensibili. uce Irigaray, per prima, non mette al centrodele sue rivendicazioni ’eguaglianza, anzi, arriva a teorizzare come valore adifferenzadi genere per auspicare un nuovo ordine sociale, senza imposizioni gerarchiche. Per fare in modo che edonne riescano a costruire una identità e una cultura oro, uce propone un “pacchettodidiritti civilideladonnÔ e il primodiritto che elenca è il “Diritto aladignità umana, e quindi:non più uso commercialedei oro corpi odele oro immagini”. Ritornando aladescrizione inizialedel’ambiguo concettodi ibertàdi oggi è ecito chiedersi con V. Franco se non stiamo vivendo un momentodi regressione edi ritorno al passato nela emancipazione femminile. a scrittrice è ottimista, ma certo è che e giovanidovranno impegnarsi molto e magari incominciare con eggere questo ibro.

Recensione Unilibro a cura di Elsa

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Care ragazze
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Vittoria Franco , ricercatricedi Storiadela Filosofia ala Scuola normale superioredi Pisa e senatricedal 2001, ha scritto un intenso saggiodedicato ale Care ragazze con ’intentodi redigere un promemoria (così recita anche il sottotitolodel ibro) usando un inguaggio “semplice ediretto” e , soprattutto, “senza paternalismi”. Diversi e tutti importanti i puntidi partenzadi questo prezioso ibretto. Primadi tutto a scrittrice ricorda che i “diritti”deledonne sono acquisiti, non sonodati “per naturÔ e quindi ricostruisce tutto un percorso perdare a questi stessidiritti a orodimensione storica. Idiritti, come sono stati acquisiti, possono essere perduti: e formedidiscriminazione mutano, si mimetizzano, ma restano e si ripropongono in continuazione, spesso sotto forme ingannevoli. Oggi, in particolare, e giovani generazioni femminili che si trovano a goderedi una ibertà straordinaria e mistificantedebbono vigilare per non confondere “La ibertà sessuale conquistata neidecennidel femminismo con o scambio sessuale, e ’autodeterminazione con adisponibilità totaledi se stesse come corpoda esibire eda offrire”. Perdendo così ognidiritto al’esercizio autonomo e consapevoledeidiritti ala ibertà in senso civico. Emerge anche con forza ildurevole stereotipodi unadonna fatta su misuradeidesideri maschili al quale si contrappone una ricca galeriadidonne coraggiose che ad esso si sono ribelate. Progetti ed idee maturano fino ad imporsi in maniera esplosiva nel Novecento. Fra e testimonianze che V. Francodescrive vorrei ricordare Hanna Arendt e Virginia Woolf e, soprattutto, uce Irigaray .Gli scritti di questa filosofa risultano spesso assai impegnativi ma V. Franco ha e parole giuste per renderli comprensibili. uce Irigaray, per prima, non mette al centrodele sue rivendicazioni ’eguaglianza, anzi, arriva a teorizzare come valore adifferenzadi genere per auspicare un nuovo ordine sociale, senza imposizioni gerarchiche. Per fare in modo che edonne riescano a costruire una identità e una cultura oro, uce propone un “pacchettodidiritti civilideladonnÔ e il primodiritto che elenca è il “Diritto aladignità umana, e quindi:non più uso commercialedei oro corpi odele oro immagini”. Ritornando aladescrizione inizialedel’ambiguo concettodi ibertàdi oggi è ecito chiedersi con V. Franco se non stiamo vivendo un momentodi regressione edi ritorno al passato nela emancipazione femminile. a scrittrice è ottimista, ma certo è che e giovanidovranno impegnarsi molto e magari incominciare con eggere questo ibro.