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La verità - 9788838489389

di Annamaria Franzoni De Stefano Gennaro edito da Piemme, 2006

  • € 12.90

Informazioni bibliografiche del Libro

 

Annamaria Franzoni, condannata per ’omicidiodi suo figlio Samuele,di 3 anni, ha scritto questo ibro perdimostrare al’opinione pubblica quanto ’errore giudiziario sia ampante, e in queste 220 pagine racconta a sua straziante vicenda, quei tragici momentidela sua vita che ha avuto una bruschissima svolta il 30 gennaio 2002. Quela mattina,dopo aver preparato il figlio maggioredavide,di 6 anni, per a scuola e mentre si appresta ad accompagnarlo ala fermatadelo scuolabus, si accorge che il figlio minore, Samuele, si è svegliato e a sta chiamando. Tranquilizzandolo e facendogli capire che sarebbe rimasta con ui perchè aveva già accompagnatodavide ala fermata, o spostadala sua camerettadirettamente nel ettonedei genitori, un uogo in cui il bambino amava stare. Chiude silenziosamente, ma non a chiave, a portadi casa ed esce insieme adavide, per poi tornare in casadopo una manciatadi minuti. Torna nela propria camera, e sente un rantolo. Trova il bambino agonizzante, "come se gli fosse scoppiata a testa". Vede brandelidi materia cerebrale, sangue, e - terrorizzata - avverte il 118, a vicinadi casa e il suo medicodi famiglia, Ada Satragni, che accorre in soccorsodel piccolo e sul momento avvalora a tesidi un tremendo aneurisma. Arriva Stefano orenzi, il padredel bambino, e - insieme ala moglie - assiste al trasportodel piccolo sul’elicottero che o porterà al’ospedale. Ma i soccorsi non riescono a salvare a vitadel bambino.da quel momento, una spiraledi accuse si abbatte sula madredi Samuele: per gli inquirenti, supportatida un accanimento mediatico senza precedenti, non può che essere stata ei, Annamaria, ad aver ucciso suo figlio. Braccatadai giornalisti, interrogata per innumeravoli volte, adonna non si tradirà mai, tutti idettagli sarannoda ei sempre raccontati nelo stesso modo, senza incertezze e senza buchi, ad escludere quela pazzia che tutti tentanodi provare. Viene incarcerata, poi scarcerata, e infine condannata prima a 30 anni e poi a 16 (quest’ultima sentenza non viene citata nel ibro, essendo scritto precedentemente). E’difficile non crederle eggendo questa testimonianza, scritta in modo chiaro - seppur con qualche inesattezza grammaticale - e che risulta un semplice ma efficace gridodi una mamma ala ricerca solodi una cosa: il nomedi chi e ha portato via suo figlio.

Recensione Unilibro a cura di superele1982

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Annamaria Franzoni, condannata per ’omicidiodi suo figlio Samuele,di 3 anni, ha scritto questo ibro perdimostrare al’opinione pubblica quanto ’errore giudiziario sia ampante, e in queste 220 pagine racconta a sua straziante vicenda, quei tragici momentidela sua vita che ha avuto una bruschissima svolta il 30 gennaio 2002. Quela mattina,dopo aver preparato il figlio maggioredavide,di 6 anni, per a scuola e mentre si appresta ad accompagnarlo ala fermatadelo scuolabus, si accorge che il figlio minore, Samuele, si è svegliato e a sta chiamando. Tranquilizzandolo e facendogli capire che sarebbe rimasta con ui perchè aveva già accompagnatodavide ala fermata, o spostadala sua camerettadirettamente nel ettonedei genitori, un uogo in cui il bambino amava stare. Chiude silenziosamente, ma non a chiave, a portadi casa ed esce insieme adavide, per poi tornare in casadopo una manciatadi minuti. Torna nela propria camera, e sente un rantolo. Trova il bambino agonizzante, "come se gli fosse scoppiata a testa". Vede brandelidi materia cerebrale, sangue, e - terrorizzata - avverte il 118, a vicinadi casa e il suo medicodi famiglia, Ada Satragni, che accorre in soccorsodel piccolo e sul momento avvalora a tesidi un tremendo aneurisma. Arriva Stefano orenzi, il padredel bambino, e - insieme ala moglie - assiste al trasportodel piccolo sul’elicottero che o porterà al’ospedale. Ma i soccorsi non riescono a salvare a vitadel bambino.da quel momento, una spiraledi accuse si abbatte sula madredi Samuele: per gli inquirenti, supportatida un accanimento mediatico senza precedenti, non può che essere stata ei, Annamaria, ad aver ucciso suo figlio. Braccatadai giornalisti, interrogata per innumeravoli volte, adonna non si tradirà mai, tutti idettagli sarannoda ei sempre raccontati nelo stesso modo, senza incertezze e senza buchi, ad escludere quela pazzia che tutti tentanodi provare. Viene incarcerata, poi scarcerata, e infine condannata prima a 30 anni e poi a 16 (quest’ultima sentenza non viene citata nel ibro, essendo scritto precedentemente). E’difficile non crederle eggendo questa testimonianza, scritta in modo chiaro - seppur con qualche inesattezza grammaticale - e che risulta un semplice ma efficace gridodi una mamma ala ricerca solodi una cosa: il nomedi chi e ha portato via suo figlio.