Giovanni Palatucci e gli ebrei internati a Campagna. Memorie, rappresentazioni e nuove ricerche - 9788884212993

Giovanni Palatucci e gli ebrei internati a Campagna. Memorie, rappresentazioni e nuove ricerche: "Giovanni Palatucci, l'oggetto di questa raccolta di saggi, è stato l'ultimo questore di Fiume sotto l'occupazione nazista, il poliziotto italiano morto a Dachau nominato dallo Yad Vashem di Gerusalemme Giusto delle Nazioni nel 1990 per la sua opera di salvataggio degli ebrei. La sua non è stata una vita facile come facile non è stata neanche la sua memoria. Non furono anni tranquilli quelli che passò alla Questura di Fiume, dove approdò nel 1937, alla vigilia delle leggi razziste, responsabile com'era dell'ufficio stranieri, cioè incaricato di regolare a Fiume, l'afflusso degli ebrei stranieri, in fuga, soprattutto a partire dal 1941, dalla Croazia degli ustasa attraverso il confine che divideva la zona di occupazione italiana da Fiume. E non ha avuto neppure una memoria facile perché solo vent'anni dopo il riconoscimento ufficiale, sancito dallo Yad Vashem, del suo ruolo di salvatore degli ebrei, è stato pubblicamente e con clamore attaccato dal Centro Primo Levi di New York come zelante fascista di Salò, persecutore, e non salvatore, di ebrei. Questa raccolta di saggi si inserisce in questo recente dibattito, nell'intento di rafforzare l'immagine positiva del giovane poliziotto attraverso l'esame di nuove fonti e la confutazione di molti degli argomenti dei suoi detrattori ma anche attraverso il ridimensionamento dei non pochi aspetti mitizzati della vicenda, come quello che gli attribuiva il salvataggio di addirittura cinquemila ebrei. Miti che hanno contribuito nel tempo, quasi a gettar via il bambino insieme con l'acqua, a facilitare l'opera di chi voleva rimettere in
"Giovanni Palatucci, the object of this collection of essays, was the last Superintendent of River under Nazi occupation, the Italian policeman died in Dachau appointed by Yad Vashem in Jerusalem Right of Nations in 1990 for his work in rescuing Jews. His was not an easy life as easy was not even his memory. They were still years those who passed it on to police headquarters, where he landed in 1937, on the eve of the racial laws, head of the Foreign Office, that is, as it was instructed to adjust in Rijeka, the influx of foreign Jews, fleeing, especially since 1941, by Croatia of acts across the border that divided the Italian occupation zone by the river. And had not even a memory easy because only twenty years after the official acknowledgment, enshrined by the Yad Vashem, his role as Savior of the Jews, was publicly and with uproar attacked from the Centre Primo Levi in New York as officious fascist Salo, persecutor, Savior, not of Jews. This collection of essays is part of this recent debate, with a view to strengthening the positive image of young policeman through the examination of new sources and the refutation of many of the topics of his detractors but also through the downsizing of many aspects of his life as what was mythologized saving even 5,000 Jews. Myths that have contributed over time, almost throwing the baby along with the water, to facilitate the work of those who wanted to call into